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di LUCIANO FEBBRARI 06 ott 2016 13:13

In ascolto della comunità

Sabato 15 ottobre don Gian Luigi Carminati, parroco di Nave dal 2006 al 2016, fa il suo ingresso nella comunità di Salò. Succede a mons. Francesco Andreis, che era alla guida della cittadina salodiana dal 1992

Don Gian Luigi Carminati sabato 15 ottobre alle 17 fa il suo ingresso a Salò. In Duomo sarà salutato da tutte e tre le parrocchie (Salò, Campoverde e Villa di Salò) alle quali è stato affidato. Domenica, poi, celebrerà l’eucaristia nella parrocchia di Villa di Salò e in quella di Campoverde per incontrare le rispettive comunità. Originario della parrocchia di Casto, è stato ordinato nel 1984. Classe 1957, ha svolto i seguenti incarichi: curato a Collebeato (1984-1988), curato a Buffalora (1988-1997), parroco di Ponte Caffaro (1997-2006) e dal 2006 era parroco di Nave. A Salò succede a mons. Francesco Andreis.

Don Gian Luigi Carminati è legato a numerose figure di santi “che hanno arricchito la mia sensibilità, con una predilezione per quelle testimonianze, anche di santi minimi, con carattere profetico, capace di portare luce nella vita del nostro tempo. Sono molti anche i sacerdoti a cui porto gratitudine, in particolare mi piace ricordare don Samuele Battaglia (è stato il mio parroco quando ero a Buffalora) che è stato una straordinaria figura di sacerdote, ricchissimo di doti, di umanità e di straordinaria e contagiosa libertà dello spirito. Un uomo che ha vissuto una dimensione di santità, periferica ma autentica, così da diventare un immediato riferimento per tutte le numerosissime persone che lo hanno incontrato”.

Don Gian Luigi, quali sono le attenzioni pastorali che intende sottolineare?

L’attenzione immediata sarà naturalmente quella di mettermi in ascolto, di conoscere le persone, le comunità, la loro vita, con le sue ricchezze e le sue domande, per affiancarmi e continuare il cammino già avviato dai miei predecessori. La prima attenzione sarà poi quella di rafforzare i legami di collaborazione fra le tre parrocchie nella prospettiva di un progetto di vera e propria unità pastorale, a cominciare dalla comunione e dalla stretta collaborazione con i sacerdoti, i religiosi e i gruppi laicali. I contenuti di questa collaborazione dovranno essere quelli indicati dalla Diocesi: la ripresa dell’impegno di evangelizzazione, un rinnovato entusiasmo nella catechesi dell’iniziazione cristiana e l’avvio di un progetto di pastorale missionario per la crescita della coscienza delle parrocchie e della loro missione nel territorio.

In questi anni di sacerdozio cosa ha imparato?

È una domanda impegnativa, gli anni di sacerdozio sono ormai tanti, e da tutte le esperienze pastorali precedenti ho imparato la bellezza e la fatica del servizio del sacerdote. La bellezza è la constatazione che la gratitudine delle persone è ogni volta più grande e inaspettata rispetto alla disponibilità che si è donata. La fatica è la difficoltà a conquista la libertà sufficiente, dai condizionamenti e dalle precomprensioni, per restare fedeli ai bisogni veri delle persone e alle esigenze del ministero affidato. Al di sopra di questo ho sperimentato che le situazioni incontrate sono sempre provvidenziali: provocano continuamente risposte che ti cambiano dentro, ti arricchiscono di sensibilità inesplorate, obbediscono a una Parola che tesse disegni imprevisti.

Proviamo a declinare ogni esperienza che ha vissuto: Collebeato, Buffalora, Ponte Caffaro (la prima esperienza da parroco), Nave… Che ricordi ha?

Di Collebeato ricordo l’entusiasmo della prima esperienza, la vivacità della vita di oratorio, ma anche la scoperta di ciò che è essenziale e prioritario nella vita del sacerdote. A Buffalora l’esperienza è stata più prolungata, l’impegno in oratorio più articolato; anche qui grandi soddisfazioni e tante attività, l’accompagnamento della crescita dei gruppi di ragazzi fino all’età giovanile, legami importanti e amicizie con le persone, la ristrutturazione e l’animazione del teatro. A Ponte Caffaro la ricchezza dell’inserimento a tutto tondo nella vita della comunità e del paese, una fraterna amicizia e intensa collaborazione con i sacerdoti della zona, le iniziative di catechesi ed evangelizzazione, l’attenzione agli adulti e la cura degli anziani. Nave è una esperienza ancora fresca. Una realtà sociale ed ecclesiale più complessa, compiti pastorali propri del parroco in collaborazione con altri sacerdoti. L’avvio dell’attività di catechesi per i genitori dell’Icfr e i Centri di ascolto, la cura della crescita della coscienza comunitaria, il coordinamento di molte attività di servizio e volontariato. Qui ho beneficiato ampiamente del sostegno e della collaborazione di laici formati e attenti che mi hanno aiutato a crescere nell’attenzione alla formazione e alla liturgia.

C’è un versetto o una parabola del Vangelo che le piace sottolineare?

Il primo che viene in mente è quello che abbiamo ascoltato nella liturgia della scorsa domenica: “Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: ‘Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare’”. È un versetto pieno di luce che svela una elementare verità: la dignità e la libertà di essere servitori dei disegni di Dio.


LUCIANO FEBBRARI 06 ott 2016 13:13