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Carpi
di REDAZIONE 03 apr 2017 08:31

Più forti delle macerie del terremoto

La visita di Papa Francesco a Carpi e Mirandola a cinque anni dal sisma. Parole di incoraggiamento a non lasciarsi imprigionare dalla tentazione di rimanere soli e sfiduciati

"Non restare intrappolati nelle macerie, ma stare dalla parte di Gesù e farlo avvicinare ai nostri sepolcri". Così il Papa nell’omelia della Messa celebrata ieri in Piazza Martiri, a Carpi, alla presenza di circa 70mila persone per la riapertura del Duomo, recuperato dopo il sisma del 2012. Dopo la recita dell’Angelus, papa Francesco ha benedetto prime 4 pietre di altrettanti edifici della diocesi. Grande è stata la gioia dei fedeli, colpiti cinque anni fa dal terremoto che in questi territori ha fatto 28 morti ed enormi danni ad edifici e aziende. Il cuore di Dio “non fa scomparire magicamente il male” ma è vicino a chi soffre e trasforma la sofferenza abitandola, ha ricordato loro il Papa nell’omelia dedicata al Vangelo della Risurrezione di Lazzaro.  “Non lasciamoci imprigionare dalla tentazione di rimanere soli e sfiduciati a piangerci addosso per quello che ci succede; non cediamo alla logica inutile e inconcludente della paura, al ripetere rassegnato che va tutto male e niente è più come una volta. Questa è l’atmosfera del sepolcro; il Signore desidera invece aprire la via della vita, quella dell’incontro con Lui, della fiducia in Lui, della Risurrezione del cuore, la via dell’‘Alzati, alzati! Vieni fuori’! E’ questo che ci chiede il Signore e Lui è accanto a noi per farlo”.

Le parole che Gesù ha rivolto Lazzaro, papa Francesco le ha indirizzate alla gente di Carpi, invitandole a uscire dall’ingorgo della tristezza senza speranza: “Seguendo Gesù impariamo a non annodare le nostre vite attorno ai problemi che si aggrovigliano: sempre ci saranno problemi, sempre, e quando ne risolviamo uno, puntualmente ne arriva un altro. Possiamo però trovare una nuova stabilità, e questa stabilità è proprio Gesù”. Dopo la Messa e la recita dell’Angelus, papa Francesco ha ringraziato i presenti a cominciare dai vescovi dell’Emilia. Nel pomeriggio il Papa ha continuato la sua visita a Mirandola, altra comunità profondamente ferita dal sisma del 2012. Davanti al Duomo ancora inagibile il Papa ha confermato l’affetto della Chiesa e la sua personale vicinanza e ha ricordato la visita del suo predecessore, Benedetto XVI, che si recò in Emilia poche settimane dopo il sisma. “Le ferite alle case, alle attività produttive, alle chiese e agli altri monumenti” sono nel pensiero del Papa, assieme “soprattutto alle ferite interiori”, quelle di chi ha perso i propri cari e visto dissolversi i sacrifici di una vita. Papa Francesco ha sottolineato “lo spirito evangelico” con cui la gente ha affrontato la situazione, “accettando negli eventi dolorosi la misteriosa presenza di un Padre che è sempre amorevole anche nelle prove più dure”. Le ferite sono guarite, afferma, ma rimangono le cicatrici: “E rimarranno tutta la vita le cicatrici, e guardando queste cicatrici voi abbiate il coraggio di crescere e di far crescere i vostri figli in quella dignità, in quella fortezza, in quello spirito di speranza, in quel coraggio che voi avete avuto nel momento delle ferite”.

Prima del discorso, il Papa è entrato nel Duomo avvolto all’interno da una ragnatela di impalcature e ha lasciato sull’altare un omaggio floreale per coloro che sono morti nel sisma. “Davanti al vostro Duomo”, dice, “elevo con voi al Signore una fervente preghiera per le vittime del terremoto, per i loro familiari e per quanti tuttora vivono in situazioni precarie”. Quindi è tornato a lodare il loro esempio: “Vi ringrazio: vi ringrazio per l’esempio che avete dato a tutta l’umanità, l’esempio di coraggio, di andare avanti, di dignità”.

REDAZIONE 03 apr 2017 08:31