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Milano
di WWW.VITA.IT 08 mar 2023 07:39

Ha ancora senso celebrare l'8 marzo?

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Sì, è la risposta che fornisce questa mattina www.vita.it, dando spazio alle voci e alle riflessioni di donne impegnate nel terzo settore

In Italia è la 101esima volta, essendosi svolta la prima Giornata internazionale della donna nel 1922. Facile oggi dire che le mimose non bastano. E facile anche liquidare con un’alzata di spalle, fra il cinico e il rassegnato, l’ennesima giornata che il calendario ci invita a celebrare a suon di spot, gadget e pink (o quel che è) whashing. Ma ha ancora senso questa giornata? La domanda è posta dal sito www.vita.it, il portale dedicato al racconto del sociale, del volontariato, della sostenibilità economica e ambientale e, in generale, del mondo non profit. La risposta fornita è sì, se è vero come è vero che anche nel 2022, come da sette anni a questa parte - da quando cioè è nato Vox-Osservatorio italiano sui diritti - le donne restano stabilmente al primo posto come categoria più odiata sui social. Ha dare peso ulteriore a questa prima piccola parziale rispostao il sito dà spazio anche ai messaggi di donne del Terzo settore, perché quello della parità non può essere solo un problema “delle donne”. Ecco una selezione dei più significativ

"In questi giorni la mimosa del mio giardino sta caricandosi come una mina per scoppiare con il suo colore e celebrare una giornata di cui ancora abbiamo bisogno: per ricordare quante (troppe) donne, dalle più giovani, alle più anziane, ancora vivono in contesti in cui i loro diritti sono conculcati e dove è negata loro la possibilità di essere pienamente protagoniste della loro vita, di poter accedere a un’educazione di qualità per poter pensare criticamente e avere la chance di trovare un lavoro che corrisponda a loro. Un lavoro che le renda indipendenti e in grado di restituire alle loro comunità tutto il bene di cui sono portatrici. Serve questa giornata nei Paesi in via di sviluppo, e serve qui: è un’occasione per comprendere (o riconoscere) il profilo dinamico della differenza femminile e il suo apporto unico, indispensabile alla vita comune. Senza contrapposizioni, senza derive ideologiche sterili, ma con passione per l’umanità, quindi con curiosità e realismo". (Maria Laura Conte, direttrice comunicazione Fondazione Avsi)

"Per me l’8 marzo è un’occasione politica per gridare come per una donna disabile la maternità sia un percorso a ostacoli; l’accessibilità ai controlli e ai servizi legati alla salute carente. Per ribadire che sessualità e affettività sono aspetti che fanno parte delle nostre vite ma non possiamo goderne liberamente". (Francesca Arcadu, fondatrice e membro del Gruppo Donne Uildm)

"L'8 marzo non solo serve ancora, serve oggi più che mai. La rivoluzione tecnologica, la recente pandemia, la guerra ritornata anche in Europa, le migrazioni e la crisi climatica aprono opportunità nuove, ma anche nuove forme di esclusione dall'istruzione per troppe bambine e ragazze nel mondo e in Italia. Serve indirizzarle con coraggio e determinazione ogni giorno a scuola e a casa a considerare le nuove professioni tecnico scientifiche, a diventare autonome nella gestione del proprio denaro ma soprattutto a sviluppare quelle competenze trasversali che le metteranno in grado di "prendersi" il proprio posto nella società". (Miriam Cresta, ceo di Junior Achievement Italia)

"Guardiamo all’8 marzo con gli occhi delle bambine. Quelle che rivendicano il diritto di studiare, di non essere infibulate, morire di parto, diventare bottino di guerra. Liberiamo (anche in Italia!) gli occhi delle bambine dagli stereotipi, spalancando gli orizzonti delle loro aspirazioni. Altro che demodé: questa è una “festa” da custodire e tramandare, grate ai movimenti femministi che ce l’hanno consegnata a caro prezzo. Le tante giovanissime leader che oggi lottano per la giustizia sociale e ambientale dicono che ci riusciremo. Perché “le donne sono in grado di cambiare l’intero corso della storia del mondo”, come affermava cento anni fa Eglantyne Jebb, fondatrice di Save the Children". (Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children Italia)

"Essere donne è un fatto di identità e alterità. Identità perché (per fortuna) vivo in una parte del mondo in cui la parità sociale e intellettuale della donna sono riconosciute. Alterità perché, dal punto di vista anatomico e fisiologico, il maschio e la femmina della nostra specie sono davvero differenti, come prova la medicina di genere. Affinché si tenga bene a mente dove iniziano e finiscono uguaglianze e differenze, però, la guardia va ora tenuta più alta che mai. Per ribadire la distanza da chi, lontano dall'Occidente, ancora insinua inaccettabili perplessità sulla possibilità che una donna valga quanto un uomo". (Raffaella Pannuti, presidente Fondazione Ant)

"Mi piace pensare che l'otto marzo possa essere una giornata dedicata al riconoscimento del valore femminile in tanti contesti: nella famiglia, nel lavoro e nella società. Una ricorrenza che ha ancora senso oggi celebrare, in quanto può essere uno strumento utile per mantenere desta l'attenzione sulla condizione della donna che, in molti contesti al di fuori del nostro paese, è priva di diversi diritti fondamentali della persona. Nella nostra società siamo ben lontani da una condizione di parità, possiamo fare di più". (Roberta Vincini, presidente Comitato nazionale Agesci)

"Continuare a celebrare l’8 marzo significa accendere un alert sulla condizione femminile non ancora garantita in tante dimensioni della vita di una donna. Come Cittadinanzattiva, nell’immediato futuro approfondiremo i temi della violenza economica, meno visibile rispetto alle forme più drammatiche di sopraffazione fisica o psicologica, della caregiver familiari e della mancanza di attenzione alla salute di genere in particolare nelle sperimentazioni dei farmaci". (Anna Lisa Mandorino, segretario generale Cittadinanzattiva)

Penso che l’8 marzo sia l’occasione per soffermarci sulle sfide che ancora oggi incontrano tante donne nella vita di tutti i giorni. Difficoltà che sono amplificate dall’avere una disabilità, come le donne che, in questi anni, ho incontrato per lavoro in tanti Paesi poveri del mondo. Donne desiderose di essere protagoniste della propria vita, di fare la loro parte nella comunità attraverso il lavoro e la famiglia. Donne che ogni giorno lottano per far valere i loro diritti ed esprimere il proprio potenziale. (Lea Barzani, head of external relations Cbm Italia)

"L’8 marzo ricordiamo le conquiste raggiunte dalle donne, anche se discriminazioni e violenze sono ancora quotidianità taciuta da molte donne, soprattutto se disabili. L’impegno di Aism con l’Agenda 2025 è aiutarle nell’affermazione dei loro diritti in ambito lavorativo e sociale, acquisendo consapevolezza e dignità affinché possano essere ascoltate e accompagnate fuori dalla spirale della violenza". (Rachele Michelacci, vicepresidente Aism)

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