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Roma
di REDAZIONE 05 mar 2021 06:51

Il Covid impoverisce le famiglie

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Presentati i dati preliminari dell'Istat sulla povertà in Italia. Quella assoluta torna a crescere e tocca il valore più elevato dal 2005. Il Nord del Paese è la zona con la maggiore incidenza del fenomeno

L’Istat ha diffuso ieri le stime preliminari della povertà assoluta per l’anno 2020 e i segnali non sono incoraggianti: lo scorso le famiglie in povertà assoluta hanno superato la soglia dei 2 milioni (il 7,7% del totale, da 6,4% del 2019, +335mila) per un numero complessivo di individui pari a circa 5,6 milioni (9,4% da 7,7%, ossia oltre 1milione in più rispetto all’anno precedente).

L’incidenza di povertà assoluta è cresciuta soprattutto tra le famiglie con persona di riferimento occupata (7,3% dal 5,5% del 2019). Si tratta di oltre 955mila famiglie in totale, 227mila famiglie in più rispetto al 2019. Tra queste ultime, oltre la metà ha come persona di riferimento un operaio o assimilato (l’incidenza passa dal 10,2 al 13,3%), oltre un quinto un lavoratore in proprio (dal 5,2% al 7,6%).

Sempre dai dati preliminari dell’Istituto di statistica arriva la conferma che anche in questo campo l’emergenza sanitaria ha fatto sentire i suoi pesanti effetti, azzerando i miglioramenti registrati nel 2019. Dopo quattro anni consecutivi di aumento, si erano infatti ridotti in misura significativa il numero e la quota di famiglie (e di individui) in povertà assoluta, pur rimanendo su valori molto superiori a quelli precedenti la crisi avviatasi nel 2008, quando l’incidenza della povertà assoluta familiare era inferiore al 4% e quella individuale era intorno al 3%. Pertanto, secondo le stime preliminari del 2020 la povertà assoluta raggiunge, in Italia, i valori più elevati dal 2005 (ossia da quando è disponibile la serie storica per questo indicatore).
Secondo l'Istat, il valore dell’intensità della povertà assoluta, cioè la distanza media dei consumi delle famiglie dalla soglia di povertà, ha subìto invece una riduzione (dal 20,3% al 18,7%). "Tale dinamica segnala come molte famiglie, che nel 2020 sono scivolate sotto la soglia di povertà, hanno comunque mantenuto una spesa per consumi prossima ad essa, grazie anche alle misure messe in campo dal Governo a sostegno dei cittadini (reddito di cittadinanza, reddito di emergenza, ecc...)".

L’incremento della povertà assoluta è maggiore nel Nord del Paese e riguarda 218 mila famiglie (7,6% da 5,8% del 2019), per un totale di 720 mila individui. Peggiorano anche le altre ripartizioni ma in misura meno consistente. Il Mezzogiorno resta l’area dove la povertà assoluta è più elevata: coinvolge il 9,3% delle famiglie contro il 5,5% del Centro.

A sentire in modo particolare il peggioramento della situazione le famiglie con una sola persone occupata (7,3% dal 5,5% del 2019). Si tratta di oltre 955mila famiglie in totale, 227mila famiglie in più rispetto al 2019. Tra queste ultime, oltre la metà ha come persona di riferimento un operaio o assimilato (l’incidenza passa dal 10,2 al 13,3%), oltre un quinto un lavoratore in proprio (dal 5,2% al 7,6%).

Il valore dell’intensità della povertà assoluta, cioè la distanza media dei consumi delle famiglie dalla soglia di povertà, ha subìto invece una riduzione (dal 20,3% al 18,7%). Tale dinamica segnala come molte famiglie, che nel 2020 sono scivolate sotto la soglia di povertà, hanno comunque mantenuto una spesa per consumi prossima ad essa, grazie anche alle

E’ il  Nord a registrare il peggioramento più sensibili, con oltre 218mila famiglie in più in condizioni di povertà assoluta rispetto all’anno precedente (più di 720mila personei), con un’incidenza che passa dal 5,8% al 7,6% a livello familiare e dal 6,8% al 9,4% in termini di individui. Nel Mezzogiorno, dove le persone povere crescono di quasi 186mila unità, si confermano le incidenze di povertà più elevate: il 9,3% per le famiglie (dall’8,6% dell’anno precedente) e l’11,1% per gli individui (dal 10,1%). Nel Centro, infine, sono in povertà quasi 53mila famiglie e circa 128mila individui in più rispetto al 2019. Questa ripartizione presenta il valore più basso della povertà assoluta, ma anche in questa area del Paese, seppur in misura meno rilevante, l’incidenza aumenta sia tra le famiglie (da 4,5% a 5,5%) che tra gli individui (dal 5,6% al 6,7%).

Rispetto al Comune di residenza le differenze sono meno pronunciate: l’incidenza di povertà assoluta passa dal 5,9% al 7,3% nei Comuni centro di area metropolitana, dal 6,0% al 7,6% nei Comuni periferia di area metropolitana e nei Comuni con più di 50mila abitanti e dal 6,9% al 7,9% nei restanti piccoli Comuni.

Ad eccezione delle famiglie unipersonali, che presentano un’incidenza di povertà stabile (5,7%), una più ampia diffusione della povertà assoluta riguarda tutte le famiglie, ma in misura più rilevante quelle con un maggior numero di componenti. Se, infatti, fino a quattro componenti l’incremento si mantiene sotto i due punti percentuali o poco più (per le famiglie di due persone passa dal 4,3% al 5,7%, per quelle con tre dal 6,1% all’8,6%, per quelle con quattro dal 9,6% all’11,3%), per quelle con almeno cinque persone peggiora di oltre quattro punti, passando dal 16,2% al 20,7% (Prospetto 2).

A veder peggiorare la propria condizione sono soprattutto le famiglie monogenitore (l’incidenza passa dall’8,9% all’11,7%), le coppie con un figlio (da 5,3% a 7,2%) e quelle con due (dall’8,8% al 10,6%) La presenza di figli minori espone maggiormente le famiglie alle conseguenze della crisi, con un’incidenza di povertà assoluta che passa dal 9,2% all’11,6%, dopo il miglioramento registrato nel 2019. L’incidenza di povertà tra gli individui minori di 18 anni sale, infatti, di oltre due punti percentuali - da 11,4% a 13,6%, il valore più alto dal 2005 - per un totale di bambini e ragazzi poveri che, nel 2020, raggiunge 1 milione e 346mila, 209mila in più rispetto all’anno precedente.

La situazione peggiora anche tra gli individui nelle altre classi di età, ad eccezione degli ultra sessantacinquenni per i quali l’incidenza di povertà rimane sostanzialmente stabile. Anche nell’anno della pandemia, la presenza di anziani in famiglia - per lo più titolari di almeno un reddito da pensione che garantisce entrate regolari - riduce il rischio di rientrare fra le famiglie in povertà assoluta. La percentuale di famiglie con almeno un anziano in condizioni di povertà è pari al 5,6% (sostanzialmente stabile rispetto al 2019 in cui era pari al 5,1%); quelle dove gli anziani non sono presenti l’incidenza passa invece dal 7,3% al 9,1%.

A risentire della situazione è la capacità di spesa della famglia. La stima spesa media mensile delle famiglie italiane nel 2020 è stata di 2.328 euro , in calo del 9,1% rispetto ai 2.560 euro del 2019, sostanzialmente in linea con la diminuzionegenerale del Pil (Prospetto 4).Si tratta del calo più accentuato dal 1997 (anno di inizio della serie storica) che riporta il dato medio di spesaesattamente al livello del 2000. Si può ricordare che, a seguito della crisi del debito sovrano, il biennio 2012-2013è stato il periodo di maggior contenimento delle spese delle famiglie osservato tra il 1997 e il 2019, ma in quellaoccasione il calo rispetto al 2011 si era fermato al 6,4% (Figura 2).Nel corso del 2020, le spese per consumi hanno seguito un andamento condizionato dalle restrizioni imposte dallemisure di contrasto alla pandemia via via introdotte. Il calo complessivo del 9,1% è infatti determinato dallevariazioni tendenziali, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pari a -4,7% nel primo trimestre, -17,4%nel secondo, -4,5% nel terzo e -9,5% nel quarto trimestre dell’anno.

REDAZIONE 05 mar 2021 06:51