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Roma
di REDAZIONE 29 apr 2022 07:30

Inail: lavorare sulla sicurezza del lavoro

Diffusi i dati nazionali in occasione della Giornata per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro

E’ stata celebrata ieri, a pochi giorni dalla Festa del 1° Maggio,  la Giornata per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro istituita nel 2003 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro., L’appuntamento ha dato occasione all’Anmil (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati ed Invalidi del Lavoro) dui ribadire il proprio impegno per mantenere accesi i riflettori sulla piaga sociale della mancanza di prevenzione nei luoghi di lavoro e delle malattie professionali, attraverso la sua presenza in diverse iniziative dislocate su tutto il territorio nazionale.

I dati Inail inerenti al periodo gennaio-febbraio 2022, quindi solo in questo primo bimestre, confermano come in Italia ci sia ancora molto da fare in tema di “lavoro sicuro”, con un numero di denunce per malattie professionali in generale che superano quota 8.000, ovvero il 3,6% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (7.801).

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono 107mila le persone che, ogni anno, perdono la vita per cause relative all’amianto. La metà di loro è europea: un dato che sconcerta se si pensa che in quest’area risiede solo il 13% della popolazione di tutto il pianeta. Per quanto riguarda il mesotelioma (una forma tumorale associata all’esposizione alla fibra killer) i tassi più alti di morte si registrano in Islanda – con 25 decessi ogni 10 milioni di abitanti –, seguita dal Regno Unito e Malta (l’Italia è nella media con 10 morti). I tre stati ritornano anche per quanto riguarda l’asbestosi, la malattia polmonare dovuta all’inalazione dell’amianto: in questo caso l’Islanda segue Malta e precede il Regno Unito.

Anche in Italia, però, i numeri preoccupano. L’ultimo dato ufficiale disponibile, relativo all’anno 2020, parla di 1.270 decessi: un dato che fa rabbrividire se affiancato alla media annua dell’intero decennio 2011-2020 che è stata esattamente di 1.250 morti l’anno. Il che sta a significare che il 2011-2020 è il primo ed unico decennio della storia repubblicana in cui non vi sia stata una diminuzione ma una sostanziale stazionarietà dei morti sul lavoro.

E la situazione non accenna a migliorare, anzi. Dopo la parentesi dell’anno 2021 (1.221 morti, dato peraltro del tutto provvisorio) abbiamo assistito nel primo bimestre dell’anno in corso ad una crescita degli infortuni di ben il 47,6% e del 9,6% di morti sul lavoro rispetto allo stesso bimestre 2021. Ma al di là delle crude statistiche sono le cronache delle ultime settimane, a dimostrarci il quotidiano stillicidio di lavoratori morti nell’adempimento del loro dovere. Non passa giorno, ormai, senza la notizia (presto dimenticata, peraltro) di un lavoratore edile caduto da un tetto, da un ponteggio o da un’impalcatura, oppure di un agricoltore rimasto schiacciato nel ribaltamento del proprio trattore.

E sono proprio questi due settori, le costruzioni e l’agricoltura, che forniscono il contributo maggiore al bollettino dei decessi lavorativi nel 2021: 128 morti in occasione di lavoro in Agricoltura (erano 113 nel 2020) e 127 nelle Costruzioni (erano 114 nel 2020). E in questi settori, che sono i settori tradizionali per antonomasia, si continua a morire ancora nello stesso modo.

Secondo studi recenti elaborati dall’Inail su una platea di eventi pluriennali, quasi la metà dei decessi tra i lavoratori agricoli avviene per il ribaltamento del trattore; mentre circa il 60% dei morti in edilizia avviene per caduta dall’alto.

Ma c’è ancora un altro settore che sta pagando un prezzo altissimo in termini umani: nel periodo gennaio-febbraio 2022 i trasporti hanno subito un incremento di infortuni di ben il 250% mentre i casi mortali si sono più che sestuplicati (da 2 casi del 1° bimestre 2021 a 13 del 2022). È noto come quello dei Trasporti sia un settore vitale per il supporto che fornisce praticamente a tutte le altre attività produttive, ma c’è anche da rilevare come in questi ultimi tempi si sia notevolmente rafforzato nel campo della consegna a domicilio per i sempre più frequenti acquisti on-line o di cibi preparati, utilizzando spesso lavoratori giovani, precari ed inesperti.

In definitiva, in questi ultimi mesi di allentamento della morsa pandemica, sostiene ancora l’Inail, si sta assistendo ad una situazione preoccupante. “Non è normale – si legge in un comunicato - che ai primi segnali di una pur debole ripresa economica corrisponda sempre un parallelo aumento degli infortuni sul lavoro e che a pagarne il prezzo siano sempre i lavoratori, anello debole della catena produttiva”.

Occorre continuare ad impegnarsi sul serio affinché la sicurezza sul lavoro e la salvaguardia della vita umana siano sempre anteposte alle ragioni della produttività e del profitto e trovino il loro posto naturale al centro di ogni politica di sviluppo economico.

REDAZIONE 29 apr 2022 07:30