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Brescia
di M. MICHELA NICOLAIS 16 lug 2021 08:22

Ipsos: più felici i ragazzi impegnati

Al primo posto delle figure di riferimento per gli adolescenti c’è la mamma secondo l’indagine condotta da Ipsos per il progetto “Seme diVento”, elaborato dal Servizio per la pastorale giovanile (Snpg) della Cei, assieme all’Ufficio catechistico (Ucn) e all’Ufficio per la pastorale della famiglia (Unpf). Secondo l’indagine, il sacerdote è agli ultimi posti (solo 1% delle preferenze), al pari dell’educatore dell’oratorio e di chi dichiara di non avere figure di riferimento (un ragazzo su dieci). Riguardo alla percezione della Chiesa da parte del campione di adolescenti, il 35% dichiara che non ascolta i giovani e solo il 15% crede che li capisca. Sui comportamenti diffusi all’interno del gruppo, l’opzione che riceve maggiori preferenze c’è l’aiuto a un amico (79% diffuso fra tutti) e quella che ne riceve di meno è il danneggiamento di beni pubblici (12%). Fra i luoghi frequentati regolarmente prima della pandemia c’è al primo posto la casa di amici (43%) e all’ultimo il centro sociale (8%), poco sopra l’oratorio (12%). L’idea che i ragazzi si sono fatti della pandemia mostra dei dati interessanti: il 50% crede sia stata provocata da un incidente in laboratorio, il 33% che derivi dall’impatto dell’uomo sull’ambiente, il 12% che sia frutto di un complotto. Solo il 17% dichiara che la pandemia sia stata un’esperienza dura per cui occorrerà tempo per superarla. “L’indagine dimostra una capacità di adattamento molto forte dei ragazzi”, commenta Nando Pagnoncelli (nella foto), direttore dell’Ipsos.

“È interessante vedere com’è l’associazione fra la religiosità e gli stati emotivi più positivi: soddisfazione della propria vita, genitori più alla pari, maggiore propensione allo studio, minore impatto negativo del lockdown sui diversi aspetti di vita. Abbiamo cercato di leggere i dati emergenti. Questo elemento mi ha sorpreso parecchio e merita una riflessione sul ruolo e l’importanza della religione, della Chiesa e dell’oratorio nell’educazione e nella formazione”. L’indagine si basa su interviste compiute su un campione di ragazzi della fascia di età dai 14 ai 18 anni, suddiviso in gruppi: praticanti impegnati nelle attività della parrocchia, partecipanti scarsamente impegnati, saltuari che partecipano una volta al mese alla messa, non praticanti e non credenti. “Il 62% – spiega Pagnoncelli – è soddisfatto della propria vita. I figli dei genitori non divorziati hanno un livello di soddisfazione maggiore. Una cosa che mi ha lasciato sorpreso è la relazione fra la religione e la felicità. C’è una relazione fra la felicità e l’appartenenza ai gruppi parrocchiali per cui i gruppi praticanti si dicono più soddisfatti”.

M. MICHELA NICOLAIS 16 lug 2021 08:22