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Padova
di AGENSIR 06 dic 2023 08:00

Speranza, la più grande delle preghiere

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Le toccanti parole di Gino Cecchettin al termine dei funerali della figlia Giulia celebrati ieri a Padova: un messaggio universale, da non fa cadere nel vuoto. L'omelia del vescovo Claudio Cipolla

“Noi uomini per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere”. Ad affermarlo è stato Gino Cecchettin, papà di Giulia, nel discorso letto nella basilica di Santa Giustina a Padova, al termine della messa funebre presieduta dal vescovo Claudio Cipolla. Prendendo la parola al termine della celebrazione, Cecchettin ha esordito: “Mia figlia Giulia era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma” e “nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti”. Il femminicidio, ha quindi osservato, “è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro che avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita”. Per Cecchettin, “ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione”. “Mi rivolgo per primo agli uomini – l’esortazione del papà di Giulia -, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali. Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto”.

“In questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne”. È uno dei passaggi conclusivi del discorso di Giulio Cecchettin, pronunciato al termine della messa funebre per la figlia Giulia. “A chi è genitore come me – ha detto -, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale. È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all’esperienza di chi è più anziano di loro”.

Per Cecchettin “la prevenzione della violenza di genere inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche. Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l’importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza”. Anche i media, ha proseguito, “giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti”. Alle istituzioni politiche il padre di Giulia chiede di “mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere”. Infine le parole dolenti di un padre che si trasformano in preghiera: “Io non so pregare, ma so sperare: voglio sperare (…) che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace”.

Attesa, speranza, amore: intorno a questo trittico, invece, è ruotata l’omelia di mons. Claudio Cipolla, vescovo di Padova, che ha presieduto i funerali di Giulia Cecchettin nella basilica di Santa Giustina. “Abbiamo bisogno di parole e gesti di sapienza che ci aiutino a non restare intrappolati dall’immane tragedia che si è consumata, per ritrovare anche solo un piccolo spiraglio di luce”, esordisce il presule. “Domenica è iniziato il tempo dell’Avvento, tempo che educa all’attesa, ad alzare lo sguardo oltre il buio: dal tronco ferito e spezzato della nostra umanità spunti un germoglio, come evocava il profeta nella prima lettura” letta dalla migliore amica di Giulia. “Non sappiamo quando, non sappiamo come – prosegue mons. Cipolla -, ma è forza che apre vie di riscatto, di affrancamento da ogni forma di negazione della vita”. “La conclusione di questa storia lascia in noi amarezza, tristezza, a tratti anche rabbia – ha osservato il Vescovo -. Ma quanto abbiamo vissuto ha reso evidente anche il desiderio di trasformare il dolore in impegno per l’edificazione di una società e un mondo migliori, che abbiano al centro il rispetto della persona (donna o uomo che sia) e la salvaguardia dei diritti fondamentali di ciascuno, specie quello alla libera e responsabile definizione del proprio progetto di vita”. Un impegno ha sottolineato il presule, indispensabile “non solo per garantire qualità di vita al singolo individuo ma anche per realizzare quei contesti sociali e quelle reti in cui le persone siano valorizzate in quanto soggetti in grado di dare un contributo originale e creativo”.

“Preghiera altro non è che metterci di fronte a Dio e al mistero della vita e della morte senza nascondere le nostre fatiche ma anche senza rinunciare ai nostri sogni”. È stato un altro passaggio dell’omelia di mons. Claudio Cipolla. Di qui alcune invocazioni di pace: “Ti preghiamo, Signore, di farci il dono della Pace. È nella pace che i popoli progrediscono in cultura e civiltà, in solidarietà e umanità; è nella pace che le risorse vengono indirizzate per acquisire strumenti che nobilitano la vita delle persone, soprattutto delle più deboli e fragili e scompaiono le disuguaglianze sociali”. “Insegnaci, Signore, la pace tra generi, tra maschio e femmina, tra uomo e donna. Vogliamo imparare l’amore e vivere nel rispetto reciproco, cercando anzi il bene dell’altro nel dono di noi stessi – afferma il presule -. Non possiamo più consentire atti di sopraffazione e di abuso; per questo abbiamo bisogno di concorrere per riuscire a trasformare quella cultura che li rende possibili”.
E ancora: “Ti domandiamo, o Signore, la pace nel rapporto tra generazioni, tra giovani, adulti e anziani così che il coraggio e le aspirazioni possano coniugarsi con la sapienza e la profondità di chi conosce la storia e ne interpreta le direttrici”. Infine la richiesta al Signore della “pace del cuore, del mio cuore e del cuore di tutti i presenti”, ma anche “la pace del cuore per Filippo e la sua famiglia”.

AGENSIR 06 dic 2023 08:00