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Roma
di MASSIMO VENTURELLI 12 mag 2023 06:47

Volontari: in calo, ma sempre determinanti

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L’Istat ha pubblicato i dati provvisori della rilevazione campionaria effettuata nell’ambito del Censimento permanente delle istituzioni non profit: il numero complessivo è in calo di oltre il 15% rispetto al 2015. Si avvale della loro presenza oltre il 72% degli enti

Nel 2022 l’Istat ha avviato la seconda edizione della Rilevazione multiscopo legata al Censimento permanente delle istituzioni non profit (Inp). Nei giorni scorsi l’Istituto di statistica ha pubblicato i primi dati. Il Censimento permanente ha l’obiettivo di cogliere le peculiarità, il ruolo e la dinamicità di un settore strategico come il non profit in Italia, fornendone un quadro statistico ufficiale e affidabile.

 A partire dal Registro statistico delle Istituzioni non profit, basato principalmente su fonti amministrative, vengono diffuse annualmente informazioni aggiornate sulla consistenza e le caratteristiche strutturali del settore mentre le rilevazioni campionarie multiscopo (realizzate con frequenza triennale) rendono possibili approfondimenti tematici specifici rilevanti per policy makers, cittadini e stakeholder.

In particolare, i dati rilevati in questa edizione del Censimento restituiscono informazioni su aspetti caratteristici e specifici del settore come le attività svolte dalle istituzioni non profit e i loro destinatari, le dimensioni economiche, le reti di relazioni, la comunicazione e la raccolta fondi, l’innovazione sociale, ma anche su tematiche più generali quali la responsabilità sociale, gli obiettivi di sviluppo sostenibile, la digitalizzazione e le conseguenze provocate dalla recente emergenza sanitaria da Covid-19.

Al 31 dicembre 2020, secondo i dati anticipati dall’Istat, le istituzioni non profit attive in Italia erano 363.499 e impiegavano complessivamente 870.183 dipendenti. Tra il 2019 e il 2020 sono cresciute dello 0,2%, meno di quanto rilevato tra il 2018 e il 2019 (+0,9%), mentre l’incremento dei dipendenti si manteneva intorno all’1,0% in entrambi gli anni.

Nel 2020, le istituzioni crescevano di più al Sud (1,7%) e nelle Isole (+0,6%), erano stabili al Centro e nel Nord-ovest, in diminuzione al Nord-est (-0,5%). Sebbene a partire dal 2018 siano cresciute di più nel Mezzogiorno, le Istituzioni non profit presentavano una distribuzione territoriale piuttosto concentrata: oltre il 50% è attivo al Nord, il 22,2% al Centro, il 18,2% e il 9,4% rispettivamente al Sud e nelle Isole. La forma giuridica che raccoglieva la quota maggiore di istituzioni (85,2%) restava l’associazione, seguivano le Istituzioni non profit con altra forma giuridica (8,4%), le cooperative sociali (4,1%) e le fondazioni (2,3%). Il settore dello sport raccoglieva il 32,9% delle INP, seguono i settori delle Attività culturali e artistiche (15,9%), delle Attività ricreative e di socializzazione (14,3%), dell’Assistenza sociale e protezione civile (9,9%) (Prospetto 2). La distribuzione del personale dipendente, pur eterogenea, è concentrata in pochi settori: Assistenza sociale e protezione civile (48,4%), Istruzione e ricerca (15,0%), Sanità (11,9%) e Sviluppo economico e coesione sociale (11,4%).

Alla luce dei risultati della rilevazione campionaria il 72,1% delle  realtà attive nel 2021 si avvaleva dell’attività gratuita di 4,661 milioni di volontari. Anche se in calo rispetto agli ultimi dati disponibili riferiti al 2015 (-15,7%), i volontari italiani rappresentavano uno dei pilastri portanti del settore, svolgendo attività che incidono fortemente sullo sviluppo economico e sociale del paese, sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali e il benessere dei cittadini. Occorre sottolineare quanto sia stato più che mai rilevante il loro contributo nel far fronte alle vulnerabilità e ai disagi sorti in seguito all’emergenza sanitaria da Covid-19. Sia in termini di istituzioni che di volontari la presenza più rilevante si registra nelle aree del Nord Italia (Prospetto 3), con il 29,3% di Istituzioni con volontari e il 30,2% di volontari nel Nord-ovest, e il 25 % con volontari e il 26,2% di volontari nel Nord-est. Anche rispetto al numero di volontari presenti rispetto alla popolazione residente (790 volontari per 10mila abitanti a livello nazionale), prevalgono nella distribuzione sul territorio le regioni settentrionali, insieme a quelle centrali con 1.165 volontari per 10mila abitanti nel Nord-est, 892 nel Centro e 887 nel Nord-ovest. Nel Sud e nelle Isole si rilevano rispettivamente 492 e 509 volontari per 10mila abitanti. Anche se in tutte le aree del Paese si registra un calo del volontariato organizzato, la composizione percentuale dei volontari nelle diverse ripartizioni evidenzia una quota leggermente superiore a quella rilevata nel 2015 solo nelle regioni del Sud e in quelle del Nord-est.

Considerando la forma giuridica delle Istituzioni non profit, le unità che si avvalgono di volontari sono nella stragrande maggioranza dei casi associazioni (89,1% sia di istituzioni con volontari che di volontari). Seguono le istituzioni con altra forma giuridica, pari al 6,3% (in cui sono compresi comitati, enti ecclesiastici, società di mutuo soccorso), che impiegano l’8,4% dei volontari del settore; le fondazioni (1,8%) e le cooperative sociali (2,6%). La composizione dei volontari per forma giuridica delle INP rilevata nel 2021 risulta molto simile a quella rilevata nel 2015. Le istituzioni che operano grazie al contributo dei volontari e i volontari stessi si concentrano nei settori delle attività culturali e artistiche, sportive, ricreative e di socializzazione, che insieme aggregano il 65,2% delle istituzioni con volontari e il 54,5% dei volontari (Prospetto 4). Seguono i settori dell’Assistenza sociale e protezione civile (con il 10% di istituzioni e il 14,7% di volontari) e quello della Sanità (con il 4,4% di istituzioni e il 9,8% dei volontari). Il 6,5% dei volontari presta invece la propria attività in istituzioni non profit a carattere religioso.

All’interno dei diversi settori si osservano aree di intervento specifiche che, più di altre, “attirano” il contributo dei volontari nelle quali le attività gratuite sono il perno principale delle funzioni svolte. In particolare, la quota di istituzioni che si avvalgono di volontari è più alta rispetto al dato nazionale (72,1%) nei settori dell’Ambiente (86% delle istituzioni attive nel settore), delle Attività ricreative e di socializzazione (85,6%), della Filantropia e promozione del volontariato (84,6%), della Cooperazione e solidarietà internazionale (83,1% del totale del settore) e dell’Assistenza sociale e protezione civile (78,3%). I volontari impegnati nel settore non profit sono per il 57,5% uomini e il 42,5% donne, composizione in linea con il 2015 (Figura 1). Il calo del volontariato organizzato registrato rispetto al 2015 (-15,7% a livello nazionale), è evidente per entrambe le categorie, ma quello relativo alla componente femminile è inferiore al dato nazionale (-17,6% per gli uomini, -13,0% per le donne). Secondo l’attività prevalente l’incidenza di donne è più alta in questi settori: Religione (con 55 volontarie su 100 volontari), Cooperazione e solidarietà internazionale (53,4% di volontarie), Filantropia e promozione del volontariato (52,7%), Istruzione e ricerca (51%) e Sanità (49,2%).

Nell’ambito dell’indagine sono state rilevate informazioni che permettono di caratterizzare l’attività delle INP anche in relazione ai destinatari e i beneficiari delle loro attività, da cui emerge anche l’orientamento al disagio sociale. L’86,5% delle INP attive nel 2021 è impegnato in attività rivolte alla collettività in generale (attività diretta ad un vasto pubblico e non a singoli individui), mentre il 13,5% orienta la propria attività ed eroga servizi a categorie di persone con specifici disagi (Prospetto 5). In particolare, tra le istituzioni dedite al disagio, il 7,4% orienta le proprie attività sia a persone con specifici disagi sia ad altri, il 3,7% orienta le proprie attività in misura prevalente a persone con specifici disagi mentre il 2,4% lo fa in maniera esclusiva. Rispetto al 2015 diminuisce sul totale del settore la quota delle INP orientate a destinatari con disagio (rappresentavano il 21,7% nel 2015), cambiamento probabilmente dovuto anche alle conseguenze dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

MASSIMO VENTURELLI 12 mag 2023 06:47