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Brescia
di M. VENTURELLI 14 lug 2015 00:00

Aib: l'occupazione torna a mettere il segno più

Presentato il rapporto 2014 "Il mercato del lavoro in provincia di Brescia". È uno spaccato parziale, ma di grande significato

Il mercato del lavoro a Brescia? Tiene, nonostante, la crisi che sembra avere le unghie ancora ben conficcate nella carne dei bresciani, e soprattutto è fatto di contratti a tempo indeterminato. Sono questi i primi dati che saltano all'occhio dal rapporto 2014 "Il mercato del lavoro in provincia di Brescia" realizzato dal centro studi dell'Associazione industriale bresciana. Anche se lo studio è parziale, perché condotto su un campione di 185 aziende associate Aib, quasi tutte di grandi dimensioni (130 dipendenti di media) e appartenenti in larga misura al settore manifatturiero, rappresenta comunque uno spaccato interessante per capire le dinamiche del mercato del lavoro nel Bresciano.

"Il primo dato interessante del rapporto - come sottolinea anche Paolo Streparava, vice presidente Aib con delega per lo sviluppo d'impresa, l'innovazione e l'economia - è la conferma della capacità del sistema imprenditoriale bresciano di affrontare la crisi e le tante sfide, quella della globalizzazione su tutte, senza perdere livelli occupazionali". Il saldo 2014 si chiude infatti con un lievissimo incremento (+ 0,1%) rispetto all'anno precedente. "Si tratta di un dato particolarmente incoraggiante - continua ancora Streparava - se letto alla luce delle evidenti difficoltà produttive che hanno riguardato, anche per il 2014, l'intero sistema economico provinciale".

La forma contrattuale più diffusa, anche per le specifiche esigenze del manifatturiero che ha bisogno di stabilità, è quella a tempo indeterminato che riguarda il 95% degli organici delle imprese che sono state contattate per il rapporto Aib e l'86% di quelli dell'intera provincia.

La categoria più diffusa tra quanti hanno un contratto a tempo indeterminato è quella degli operai (67%) seguita dagli impiegati (28%), dai quadri (3%) e dirigenti (poco meno del 2%).

Oltre che della struttura e dei flussi occupazionali il rapporto si è occupato anche di retribuzioni, di orari e assenze dal lavoro e, novità di quest'anno, di sgravi contributivi e tutele crescenti e di welfare aziendale.

Sul fronte dei salari il rapporto "certifica" che lo stipendio medio, con esclusione dei dirigenti, nelle imprese analizzate, è di poco inferiore ai 32mila euro annui (31.901). L'industria manifatturiera bresciana fa registrare un aumento medio del 2%, "di gran lunga superiore a quello dell'inflazione" afferma ancora il vicepresidente Streparava.

Il rapporto 2014 ha cercato anche di capire quanto e come le imprese bresciane abbiano approfittato dei provvedimenti recentemente approvati dal governo (sgravi contributivi e contratto a tutele crescenti) a sostegno delle assunzioni a tempo indeterminato. Si tratta di due misure che, mediamente, le imprese hanno dimostrato di apprezzare o quanto meno di prendere in considerazione, "pur in un contesto - sono ancora considerazioni del vice presidente di Aib - che ancora manifesta qualche difficoltà".

Quello del welfare aziendale pare essere invece un mondo ancora tutto da scoprire, anche se il 41,6% del campione analizzato dallo studio ha dichiarato di adottare alcuni servizi a sostegno dei proprio dipendenti e il 3,2% ha intrapreso un percorso volto a introdurre nel prossimo futuro una o più misure di welfare. Su questo campo, però, pesa il 51,4% delle aziende che non attua alcuna azione.

In tema di orari e di assenza dal lavoro le note del rapporto sembrano farsi un po' più dolenti, con una media di 117 di ore di assenza per ogni addetto bresciano. "Numeri che lasciano un po' perplessi - afferma Paolo Streparava - perché non sono il linea con gli sforzi che ogni impresa ha messo in campo, anche oltre ciò che richiede la legge, per migliorare la qualità e la sicurezza dei luoghi di lavoro". È la malattia non professionale la "voce" più pesante (51%) in questo capitolo tanto delicato.
M. VENTURELLI 14 lug 2015 00:00