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Brescia
di M.VENTURELLI 11 feb 2015 00:00

Ambulanti: il settore tiene, le sfide non mancano

Nel Bresciano sono più di 3500 gli operatori di questa parte del commercio che sembra avere retto meglio di altre alla crisi. Il 20% dei consumatori è ancora attratto dalle offerte dei mercati (240 tra città e provincia) e chiede qualità

Brescia e molti altri Comuni della provincia si apprestano a vivere la festa dei Santi Faustino e Giovita che tra i tanti focus che accende annovera anche quello di carattere economico.

Proprio il sindaco di Brescia Emilio Del Bono, illustrando i numeri della fiera che si accompagna tradizionalmente alla festa dei Santi Patroni, ha indicato in quella delle città una delle più importanti manifestazioni nazionali per il commercio ambulante.

Con i suoi 602 operatori ammessi e i tanti altri che si sono visti respingere la domanda di partecipazione, la Fiera di San Faustino ha pochi eguali in Italia. Discorso più o meno analogo, anche se su scala ridotta, può essere fatto per le fiere che si tengono negli altri Comuni del Bresciano in cui si festeggiano i patroni del 15 febbraio.

L’approssimarsi di queste manifestazioni che, soprattutto per quel che concerne la città, richiamano operatori da un po’ tutte le regioni italiane, diventa occasione per fare il punto su quel settore tutto particolare del commercio che è rappresentato dagli ambulanti.

Ad oggi, secondo i dati forniti da Confesercenti, nel Bresciano sono circa 3500 gli operatori del settore, divisi in tre sottocategorie: quella dei fieristi, dei mercati/fiere e, infine, quella di chi abbina alle prime due anche la vendita porta a porta. Un settore che può contare, nel Bresciano, su oltre 240 mercati e su qualcosa come 7000 posteggi (gli spazi riservati agli ambulanti).

“Quello degli ambulanti – continuano dalla sigla di via Salgari – è un comparto del commercio che, a differenza di altri, sembra avere retto meglio alla crisi e che riesce ancora a segnare saldi attivi nel numero delle sue imprese”. A questi dati contribuisce l’ingresso nel settore di un numero sempre più consistente di operatori stranieri che, tra aperture e chiusure di attività, consente al commercio ambulante di guardare avanti.

Un’analisi sostanzialmente confermata anche da Felice Baratti, responsabile provinciale di Anva, il settore del commercio ambulante che fa capo a Confcommercio. “Anche se quella attuale per il commercio in genere non è una stagione particolarmente brillante - afferma al proposito - il commercio ambulante continua ad avere un senso. Certo i problemi non mancano, a partire dal venire meno di una delle caratteristiche storiche dei mercati: quella del rapporto tra qualità e prezzo, così come sta perdendosi, in parte, un’altra caratteristica del mercato di paese, quella di essere un luogo di socializzazione in cui una comunità aveva modo di riconoscersi”.

Per Baratti sono proprio queste due le dimensioni si cui occorre lavorare per ridare un po’ di smalto ad un settore che comunque può vantare numeri ancora importanti, nonostante alcuni limiti. “Certo la liberalizzazione del settore – continua ancora il segretario provinciale dell’Anva – è venuta meno la dimensione professionale, con la progressiva dequalificazione della nostra attività che pure continua ad avere la possibilità di importanti sviluppi futuri”. È ancora oltre il 20% la percentuale dei consumatori che ancora vede nel mercato il luogo per i propri acquisti.

Le prospettive di mercato, dunque esistono. Sul settore del commercio ambulante, però, c’è da lavorare. La conferma arriva ancora da Baratti “Dobbiamo ripensare l’eccessiva omologazione in modo da fare nei nostri mercati luoghi in cui l’offerta sia variegata per riuscire a soddisfare le esigenze dei consumatori”
M.VENTURELLI 11 feb 2015 00:00