Biotestamento: no alle ipocrisie
Desidero esprimere alcune riflessioni, stimolato dall’articolo dal titolo “Biotestamento: un’altra occasione mancata” a firma di Maurizio Calipari sul n. 48 di Voce
Egr. Direttore,
desidero esprimere alcune riflessioni, stimolato dall’articolo dal titolo “Biotestamento: un’altra occasione mancata” a firma di Maurizio Calipari sul n. 48 di Voce.
Sappiamo bene che, su temi come questo, ci sono posizioni diverse e spesso contrapposte, anche all’interno del mondo cattolico e questo è esattamente il motivo per cui si è giunti solo alla fine di questa legislatura, dopo anni ed anni di discussioni e polemiche, ad approvare un testo che è frutto anche di approfondimenti, confronti e dibattiti seri. Testo che non è esattamente quello che avrebbero voluto i sostenitori della libertà assoluta di decisione dell’individuo rispetto alla propria vita, e certamente non è il testo che avrebbero (o meglio, non avrebbero) voluto i sostenitori della difesa della vita ad oltranza, in qualsiasi condizioni di qualità e di dignità si trovi, anche nello stato vegetale. Ma questa è la politica: la ricerca di sintesi positive tra posizioni culturali, religiose… diverse.
Sta di fatto però che l’autore dell’articolo giudica arbitrariamente i sostenitori della legge come irretiti dal “riduttivo e sterile furore delle ideologie” e una parte della classe politica irretita “dalle logiche avvilenti della spicciola convenienza elettorale, dando l’impressione di essere ben disponibile ad asservire la propria coscienza ai miopi interessi ed “ordini” di partito”.
Ovviamente, solo i contrari alle legge, e le forze politiche alle quali appartengono, non hanno agito - secondo il sig. Calipari - rispondendo a logiche ideologiche o a calcoli di convenienza politica, ma solo ai propri sani principi dell’etica cattolica e secondo la propria coscienza rettamente ispirata. Per loro non si trova traccia di calcoli elettoralistici.
Tant’è che, nell’elenco della “larga rappresentanza del mondo cattolico” che ha inviato al Presidente della Repubblica un appello affinché rinvii alle Camere la legge per “incostituzionalità”, appaiono anche persone ben conosciute che hanno già dato vita a movimenti/partiti politici pronti a sfruttare questi temi etici per raccogliere consensi tra i cattolici “ideologicamente contrari” ad affrontarli sul piano legislativo.
Io credo non si debba essere ipocriti fingendo di non sapere cosa avviene oggi negli ospedali, anche cattolici, o nelle RSA in relazione al “fine vita”, in materia di sospensione della cura o di accompagnamento alla morte attraverso la sola terapia del dolore. L’ho sperimentato con mio padre già vent’anni fa in una struttura cattolica, approvandone il comportamento, senza che l’interessato ed i suoi familiari fossero stati debitamente informati. Vogliamo allora lasciare al libero arbitrio di medici e di strutture ospedaliere le decisioni sul “fine vita” dei pazienti, oppure è bene, opportuno, doveroso fissare regole il più possibile chiare che cerchino di contemperare la difesa della vita da abusi e arbitrarietà, libertà di scelta del paziente (o futuro paziente) dentro precisi parametri e garanzie, deontologia professionale del medico, dignità della persona… Equilibrio certamente difficile da trovare perché spesso non si ricerca il meglio per tutti gli attori ed in primis per il paziente, ma solo l’imposizione ideologica dei propri principi, e questo da ambedue le parti “estreme”.
Io inviterei tutti, prima di parlare della legge, a leggerla e rileggerla tutta (sono solo 8 articoli) per vedere se veramente ci sono quei grandi spazi che aprirebbero la strada all’eutanasia, se veramente viene minata alla base la relazione medico-paziente, se veramente il medico viene ridotto ad “esecutore testamentario obbligato a derogare alla propria coscienza umana e professionale”. Leggiamola la legge, ma con occhi liberi da ogni strumentalità, da ogni fanatismo e da ogni sospetto di volontà demoniache presenti in tutti coloro che non la pensano come noi.
Per inciso, vorrei anche dire al sig. Calipari, che vede tutto nero nella maggioranza dei politici, che il tempo per approvare anche un fondo per i caregiver familiari (ovvero chi si prende cura di familiari ammalati), il Parlamento l’ha trovato ed è nella legge di stabilità che ha anche raddoppiato il fondo per l’autismo…
Concludo con una riflessione che, purtroppo, non trovo mai in quei cattolici che si proclamano estremi difensori della vita ad oltranza. La ricerca nel campo della medicina e della chirurgia ha resa possibile, in questi decenni, un’aspettativa di vita impensabile quarant’anni fa e di questo dobbiamo ringraziare i ricercatori ed il Padre Celeste che ha donato all’umanità questa grande capacità di migliorare le cose ed il creato. Ma questa ricerca nell’allungamento della vita indipendentemente dalla sua qualità, credo debba avere un limite al di là del quale si cade in una sfida, secondo me peccaminosa, alla volontà di Dio che, non dimentichiamolo mai, ci chiama, con la morte, a vivere la pienezza della vita e della felicità eterna. L’accanimento e l’attaccamento a tutti i costi a questa vita terrena, sfidando anche la natura, può essere anche sintomo di poca fede nella vita ultraterrena per cui ci affidiamo ad una presunta onnipotenza della scienza che ci mantenga su questa terra anche in condizioni estreme, pur di rimanere qua.
E non dimentichiamo mai che anche papa Giovanni Paolo II, santo subito, ad un certo punto della sua malattia ha detto basta, e sembra che questo “basta” riguardasse proprio quella idratazione ed alimentazione artificiali, ritenute trattamenti sanitari, che tanto vengono contestate in questa legge.
Mi sembra che in questa condanna della legge sul biotestamento ci sia molta strumentalità, poca attenzione alla realtà e pochissima laicità, che sappiamo essere, invece, necessaria ed indispensabile se si vuol fare politica anche da cattolici, come ci ha insegnato il “nostro” Paolo VI cinquant’anni fa.