lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
di PIER ARCANGELO DI VORA 08 mar 2019 13:00

Carlo d'Asburgo e la via della santità

Fu un costruttore di pace, il solo monarca europeo che in sintonia con Benedetto XV condannò “l’inutile strage”.

Il campo politico-militare sembra il meno adatto per condurre l’uomo alla santità. La violenza e certi squallidi compromessi non si conciliano con lo spirito del Vangelo. Furono queste alcune obiezioni alla beatificazione di Carlo d’Asburgo (3 ottobre 2004), ultimo imperatore austriaco succeduto a Francesco Giuseppe a soli 31 anni. L’imperatore Carlo fu indubbiamente un costruttore di pace, il solo monarca europeo che in sintonia con Benedetto XV condannò “l’inutile strage”. Accettò la successione non per ambizioni di potere, ma per obbedire a quella che riteneva la volontà di Dio: servire il suo popolo con l’intento di porre fine quanto prima al sanguinoso conflitto in cui si trovò coinvolto. Intraprese a livello politico e diplomatico parecchie azioni per avviare trattati di pace.  Ma senza successo. I sovrani europei lo boicottarono con ingiuste accuse perché volevano la vittoria ad ogni costo. Egli invece aspirava ad una Europa dal volto nuovo con popoli liberi secondo gli ideali cristiani, contro ogni regime totalitario e nazionalistico. Ma la storia si muoveva in un’altra direzione, verso dittature che condussero ad un secondo conflitto più cruento. In campo militare fece di tutto per render la guerra meno crudele vietando inutili spargimenti di sangue, convinto che anche i nemici sono persone da rispettare. Al fronte era una presenza fraterna che condivideva con i soldati la vita di trincea. Aveva cura dei feriti e dei prigionieri. Proibiva l’uso dei gas e i saccheggi indiscriminati. Nel novembre 1918 non volle abdicare. Fu perciò mandato in esilio a Madera, isola portoghese sull’Atlantico,  con la famiglia di otto figli dove visse gli ultimi tre anni in condizioni di povertà, aiutato dalla carità di chi gli voleva bene. Uomo di intensa preghiera,  perdonò coloro che gli avevano fatto del male e offrì la vita per il bene del suo popolo dal quale era molto amato. Un conforto oltre la famiglia che potè educare cristianamente fu l’assistenza assidua della moglie Zita di Borbone Parma per la quale è iniziato il processo di beatificazione. I due coniugi si erano proposti di “camminare insieme sulla via della santità”. La pace è una grande aspirazione, ma da sola non basta a creare santi. Bisogna piacere a Dio, rispondere alla sua chiamata e compiere giorno per giorno la Sua volontà. È quello che fece Carlo d’Asburgo nei suoi 34 anni di vita.

PIER ARCANGELO DI VORA 08 mar 2019 13:00