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di ALBERTO FESTA 26 mar 2019 12:20

Don Angelo, prete cooperatore

"Pur sapendo delle sue problematiche di salute, resto comunque spiazzato, perché solo qualche settimana fa ero a casa sua con lui ed altri due amici cooperatori i lungo corso a parlare di progetti. In quel momento mi ritornava in mente la famosa canzone di Gino Paoli: eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo..."

Caro Direttore,

apprendo la notizia del ritorno al Padre di don Angelo, mentre sono all'estero qualche giorno e così ti scrivo un'email per manifestarti i miei sentimenti verso di lui.

Pur sapendo delle sue problematiche di salute, resto comunque spiazzato, perché solo qualche settimana fa ero a casa sua con lui ed altri due amici cooperatori i lungo corso a parlare di progetti. In quel momento mi ritornava in mente la famosa canzone di Gino Paoli: eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo...

Sì proprio così!

Lui ci aveva letteralmente convocati per rilanciare la cooperazione, quale strumento non sono per controvertire l'individualismo ormai diffuso, ma anche quel sovranismo dilagante che distrugge le nostre comunità.

Infatti, ancora lucido e lungimirante, voleva accedere l'interesse su nuove forme di partecipazione cooperativa, come le "Cooperative di Comunità" ma aveva anche urgenza di chiudere alcune partire aperte decenni prima.

Infatti un altro degli argomenti trattati riguardava il cosiddetto "Dopo di noi", tema che pone l'attenzione sul momento in cui vengono meno i famigliari di una persona con disabilità.

Ma la sua urgenza era forte e chiara, riguardava il profondo desiderio di non buttare via decenni di impegno alla de-istitualizzazione e di integrazione sociale e lavorativa delle persone con disabilità. Per lui il venir meno di tale progettualità con il conseguente collocamento della persona in una struttura protetta a prescindere dal grado di autonomia raggiunto, era una sconfitta della persona e della comunità. La sua voce, narrando le storie visute agli albori del suo impegno sociale verso "i piccoli", ritornava decisa e fluente e ci richiamava ad un impegno altrettanto serio ed immediato. Non c'era tempo per tergiversare, ma era altrettanto consapevole che il suo tempo stava per scadere... "io ormai non posso fare tanto, ma tu devi portare avanti queste cose, se poi ritieni io faccio qualche telefonata ai capi perché facciano la loro parte!"

I suoi ingaggi erano totali nelle due direzioni orizzontali ma anche verticali. Sì perché non si limitava alla dimensione umana, poichè diceva che lui avrebbe poi parlato anche con il Padre Eterno affinché anche Lui facesse la sua parte.

Don Angelo, prete poliedrico, prete di cultura ma anche prete di strada, prete di paese ma anche prete di città... comunque prete a servizio della Chiesa e della comunità. Prete disponibile al servizio.

Lo ricordo negli ultimi anni di San Faustino, lo andavo a prendere alle 9 di sabato sera per seguire una delle giovani Comunità Neocatecumenali della SS Trinità. Era affascinato dal fatto che dei ragazzi così giovani quel giorno a quell'ora erano intorno all'altare a pregare. Quale riconoscimento alla loro presenza trasformava l'omelia facendla diventare un modo di coinvolgerli, instaurando con loro un dialogo coinvolgente per renderli protagonisti.

Don Angelo grazie del tuo impegno come prete e come cooperatore, ma soprattutto grazie per la tua amicizia.

Un abbraccio e una preghiera.

ALBERTO FESTA 26 mar 2019 12:20