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27 mar 2015 00:00

Eghèrte (è risorto)

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Eghèrthe (è risorto). E' un messaggio concentrato in una sola parola per evocare un fatto inaudito che i discepoli compresero a fatica. E una volta certi, lo testimoniarono con il sangue. Oggi rischia di essere una parola sbiadita che dice poco, e come uno slogan logoro non scuote la nostra indifferenza. Con i tempi che corrono e i problemi assillanti che ci opprimono c'è altro a cui pensare.

Nel linguaggio comune "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi" la principale festività cristiana passa in serie B e il giorno dopo si riduce a "pasquetta". Che abbia qualche riferimento al Natale, come da sempre la Chiesa insegna, non passa per l'anticamera del cervello. Tra i luoghi comuni c'è anche l'iperbolico "contento come una Pasqua", in cui almeno si parla di gioia. Ma questa espressione è già fuori moda. Oggi ognuno cerca di salvarsi nella propria nicchia di benessere individuale.

Che fare? Per chi si dice cristiano la Risurrezione è il cuore della propria fede, senza il quale il cristianesimo non ha più senso come affermava anche S. Paolo: "Se Cristo non è risorto, vana è na nostra predicazione e vana e la nostra fede" (I Cor 15,14). E' il momento di affrontare con coraggio la sfida del tempo presente, rivisitando l'edificio della propria fede per vedere la tenuta dei pilastri portanti. E' un'occasione per mettere a punto la propria identità nella consapevolezza che in tempi di pluralismo religioso, una leale testimonianza è anche il presupposto per un dialogo con gli appartenenti ad altre confessioni religiose. Per una revisione critica è necessario un ritorno alle fonti che sono i Vangeli.

Gli autori danno la Risurrezione come un fatto realmente accaduto. Hanno fatto una reale esperienza con il Risorto attraverso le apparizioni. Da piccolo gregge disperso si sono riconvertiti arrendendosi alla raltà dei fatti. E soprattutto hanno reso testimonianza alla verità con il martirio. Non si dà la vita per delle favole. In 2000 anni il Cristianesimo da piccolo seme si è fatto albero rigoglioso, anche se qualche ramo qua e là avvizzisce, spuntano sempre fronde nuove e i frutti sono molti. Ciò dimostra che il Vangelo non è letteratura e Gesù Cristo non è un personaggio del passato, ma è vivo: ieri, oggi, sempre.

Augiriamoci una Pasqua veramente Buona, come lo era per Serafino di Sarov che soleva accogliere le persone esclamando: "Gioia mia, Cristo è risorto!"
27 mar 2015 00:00