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26 ott 2015 00:00

Eucarestia, figli e genitori...

Ho letto in questi giorni alcune riflessioni sull'episodio ma sempre mi sono imbattuto nella considerazione che il gesto del bambino era inopportuno...

Gentile Direttore, chiedo ospitalità per esternare alcune semplici considerazioni che ho maturate nei confronti dell'episodio del bambino che nel giorno della sua Prima Comunione ha condiviso l'Ostia consacrata con i genitori divorziati.

Il fatto ha suscitato di primo acchito un sentimento di commozione che però richiede, a mio avviso, alcune importanti precisazioni. Le faccio nella triplice veste di Ministro straordinario dell'Eucaristia, di persona che per molti anni ha vissuto l'esperienza di catechista e di genitore ed ora anche di nonno.

Va subito chiarito che nessun appunto può essere rivolto al bambino per quel suo gesto, che egli ha fatto spinto da forte motivazione emotiva e nel desiderio di fare partecipi i suoi genitori di quanto a lui stava capitando di vivere.

Ho letto in questi giorni alcune riflessioni sull'episodio ma sempre mi sono imbattuto nella considerazione che il gesto del bambino era inopportuno (sarebbe meglio dire illegittimo) perché rivolto a genitori che non vivevano più quell'unità familiare che era stata posta all'inizio del loro matrimonio.
Così facendo questi commenti rischiano di indurre a pensare che se i genitori del bambino non fossero stati divorziati la cosa poteva essere considerata legittima. E invece le cose non stanno in questi termini.

La catechesi che dovrebbe essere alla base del percorso di iniziazione cristiana verso i Sacramenti avrebbe dovuto far comprendere con chiarezza in ordine al Sacramento dell'Eucaristia che il cristiano che si accosta al Pane eucaristico non riceve qualcosa che gli appartiene e che pertanto può da lui essere condiviso con altri. Quel Pane consacrato che gli viene dato è un dono gratuito che Gesù fa a lui personalmente e pertanto non può essere condiviso con nessuno, neanche con i genitori, a prescindere dalla loro condizione di coppia.

Il fatto impone alcune serie riflessioni che devono coinvolgere coloro che accompagnano fanciulli, adolescenti e giovani nel loro cammino di preparazione a ricevere i Sacramenti.

Molta attenzione deve essere posta sul significato dell'Eucaristia e di quel Pane che ci viene gratuitamente e senza alcun nostro merito elargito. Se mai occorre insistere sulla condizione che si richiede a coloro che si accostano al Sacramento dell'Eucaristia e cioè quella di essere in Grazia di Dio. Se così sarà fatto con estremo rigore si aiuteranno i fanciulli a dare la massima importanza a quanto loro è richiesto per accostarsi con le dovute predisposizioni al Sacramento eucaristico e li si aiuteranno a desiderare di vivere sempre più spesso quell'incontro come una condizione di crescita della propria vita spirituale. Essi allora capiranno che come il corpo ha bisogno di sostentamento anche l'anima richiede tale sostentamento. Insomma l'accostarsi ai Sacramenti non può essere vissuto come l'adempimento di un dovere ma una vitale necessità per il nostro cammino di crescita spirituale. L'incontro personale con Gesù deve diventare un desiderio che sempre più matura quale esperienza vitale per ciascuno di noi.

Per concludere il cammino di maturazione dei nostri fanciulli sarà facilitato se al loro fianco avranno la fortuna di avere genitori che con loro condividono l'esperienza della vita sacramentale. E non sentiranno allora la necessità di farli partecipi della stessa nella forma inappropriata usata da quel bambino.
26 ott 2015 00:00