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di AGOSTINO MANTOVANI 31 mag 2022 11:38

I pacifisti non sono in via d'estinzione

I pacifisti non sono una specie in via di estinzione, tutt’altro. Capita di incontrarli ovunque, nelle occasioni più seriose, come in quelle più superficiali, preferibilmente nei dibattiti televisivi e sui social. Con la guerra in Ucraina in questo maggio assolato spuntano come i papaveri rossi nei campi di grano. Bisogna distinguere. C’è il pacifista valido, buono, da prendere come esempio e parte dalla seguente condizione: la pace come principio, come modo di essere e di vivere, di stare in amicizia con il prossimo, di costruire con il prossimo il futuro, di progredire, con pazienza, con altruismo, con generosità. Questo pacifista sa perdonare all’occorrenza, quindi intende la pace come un obiettivo sempre da perseguire. È la pace santa del cristiano e non è un modo per tirare in ballo la nostra religione, come agnostici e miscredenti potrebbero dire. Perché la pace, quella vera, è solo questa, anche se uno non accettasse o non conoscesse il cristianesimo. Perché questa è l’unica capace di frutti meravigliosi, di giustizia, di bene e, si potrebbe aggiungere, di libertà e di amore. Così la pace non è soltanto assenza di guerra come la intende chi mette a posto in tal modo la propria coscienza o peggio la strumentalizza per ragioni miserevoli di potere, di convenienza, di affari, di nostalgie perdute (i papaveri rossi). Sono due tipi ben distinti di pace e del resto, se interpreto bene, lo dice il vangelo. Quando Cristo rivolge ai suoi discepoli il saluto “vi lascio la pace” afferma il principio fondamentale, ma poi aggiunge “vi do la mia pace” e aggiunge ancora “non come ve la dà il mondo”. C’è un distinguo ben preciso. Allora, mi sta bene in assoluto la pace di cristo e di chi la sostiene; è una pace difficile da realizzare e per farlo spesso occorrono autentici atti di eroismo e di martirio. Non a caso il figlio di dio è salito in croce. Sono spiritualmente un poveretto e, nonostante il mio preciso dovere, non so se messo alla prova estrema sarei capace di interpretare una pace così. Diffido dell’altro tipo di pace, quella del mondo e, fatte le dedite e lodevoli eccezioni diffido di chi per inconfessabili scopi la sostiene. Perché se non si procede con la prima corretta interpretazione, la pace presto svanisce, passa di moda, la si da per scontata, presto delude, quindi non serve. Appassisce come i papaveri nei campi di grano. Non appassisce invece l’esigenza di realizzare un’Europa politicamente unita, anzi se ne sente sempre di più il bisogno, tanto che a pensarci bene non si capisce quali siano le ragioni perché non si proceda speditamente a realizzare qualcosa che assomigli agli Stati Uniti d’America o comunque a far si che ventisette nazioni diventino in pratica una sola per reggere il confronto sul piano mondiale con colossi come Russia, America, Cina ecc. il manifesto di Ventotene prevedeva questo insieme all’integrazione economica. È indispensabile, è urgente realizzare l’integrazione politica. Importante è partire. È successo così nel 1957 quando è iniziata la comunità economica europea (all’inizio si chiamava così). Eravamo in sette nazioni, le altre si sono aggiunte dopo. Anche con l’integrazione politica si potrebbe fare nello stesso modo, partire in pochi, gli altri si affiancheranno dopo. Importante, urgente, indispensabile è partire.

AGOSTINO MANTOVANI 31 mag 2022 11:38