Chi ha vinto il Referendum?
Il contributo del sindaco di Castegnato
Ho votato sì al referendum, seppur con qualche titubanza, ma ho sostenuto le ragioni che confermavano il quesito, lo confesso. E non me ne sono pentito. Non attribuisco l’esito della consultazione ad una vittoria del movimento 5 stelle, non fosse altro perché era un po’ come chiedere a degli studenti poco volenterosi se erano disponibili a ridurre l’orario di lezione. Provo a spiegarmi: la riduzione del numero dei parlamentari non mi pare un attentato alla democrazia, abbiamo assistito in passato ad attentati molto più seri alla Costituzione anche con le Camere al gran completo pertanto non è questo il punto. Il cuore del problema risiede nella passione, nella competenza, nella serietà di chi ci rappresenta, i numeri di per sé dicono tanto e nulla al tempo stesso.La vera sfida post referendaria ci dice che si vuole sperimentare un modo diverso di continuare ad essere democratici, laboriosi, rappresentativi dei territori e delle istanze, penso si possa fare; ora è doveroso introdurre tutti gli aggiustamenti regolamentari e normativi, conseguenti all’esito della consultazione. Una classe dirigente matura, non credo dipenda dal numero dei presenti in aula ma dallo stile e dalle argomentazioni dei singoli.Tanti elettori che hanno votato SI’ al referendum non erano infervorati dagli slogan grillini contro la casta, contro il malaffare, in favore di un generico “Vaffa”. Non hanno vinto i 5 stelle con la loro istanza, ha vinto il buon senso di tanti elettori che sono riusciti ad andare oltre la provenienza della proposta stessa, tipico male della nostra democrazia, secondo il quale non giudico un’idea in funzione del suo contenuto ma di chi la propone, con un tipico atteggiamento barricadero.Infine, non credo nemmeno che sia il numero di parlamentari ad ingessare l’iter legislativo, se pensassimo di aver risolto i tanti problemi sul tavolo solo in funzione del minor numero di presenze a Roma saremmo degli illusi e siccome non lo siamo, pretendiamo che dopo il voto, si vada nella direzione di una maggiore funzionalità organizzativa senza alcuna nostalgia verso l’uomo solo al comando. Che si possa aprire realmente una fase riformatrice in Italia?