Vivere in quarantena
Come gli altri, anche il mio nonno paterno (Gabriele, analfabeta, 1864) fu messo in quarantena al suo arrivo negli Stati Uniti: nel 1894 e poi nel 1900. Anche mio papà (Mariano, 1897) a causa del tifo, fu obbligato alla quarantena, severamente impostagli perché militare autiere. Era cioè una delle poche preziose patenti di guida di allora, e le truppe al fronte dovevano essere regolarmente rifornite con gli autocarri da chi stava nelle retrovie. La mia quarantena durò poco più di due anni; bambino di otto anni lasciai il sanatorio antitubercolare di Valledrane dov'ero restato dal 1946 al 1948. Autoquarantene affettive o relazionarie seguirono mie scelte di libertà e di coscienza, alle quali non volli rinunciare.Perciò la quarantena attuale comune a tutti gli Italiani non mi impedisce di vivere (quasi) serenamente le odierne giornate. Finirono le precedenti imposte a nonno Gabriele, a papà Mariano, a me, finirono bene.Sarà così anche ora. Se non per me, per altri dopo di me. E non solo in Italia.