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25 ago 2016 14:12

Migranti: fra "verità" e contraddizioni

Gli immigrati con le loro giovani famiglie costituiscono oltre l’ 8 % della popolazione a livello nazionale. Ciò ha permesso all’Italia di arrivare a 60 milioni di abitanti, pochi milioni in più rispetto al secondo dopoguerra

Ho scritto parecchie volte in merito alla “verità” riguardante gli oltre cinque milioni di cittadini di origine non italiana, che vivono sul territorio nazionale, dei quali circa un terzo sono concentrati in Lombardia, principalmente, nei comuni dove nel recente passato, senza difficoltà, hanno trovato casa in affitto e lavoro, principalmente nei settori trascurati dai giovani italiani. Ma di fronte a tante falsità e strumentalizzazioni di bassa lega che registriamo attraverso settimanali locali e pure attraverso programmi televisivi (vedi Mediaset) i cui “conduttori” sono degli incapaci a svolgere il ruolo ricoperto, pur ricevendo dall’Ente pubblico considerevoli stipendi, mi corre il dovere di offrire alcune pacate riflessioni e proposte costruttive, sempre con l’obbiettivo di favorire il bene comune. Come sappiamo, la forte contrazione delle nascite, in atto da alcuni decenni in tanti Stati europei, tra cui l’Italia, ha fatto registrare un forte calo ed un consistente invecchiamento della popolazione di origine. Sono aumentati i pensionati, e di diversi milioni nell’arco di trent’anni, mentre è diminuita la forza lavoro.


Gli immigrati con le loro giovani famiglie costituiscono oltre l’ 8 % della popolazione a livello nazionale. Ciò ha permesso all’Italia di arrivare a 60 milioni di abitanti, pochi milioni in più rispetto al secondo dopoguerra. In molti comuni, pure bresciani, la percentuale di cittadini di origine straniera sfiora il 20 % dei residenti. Analizzando la popolazione nel suo complesso emerge che senza le giovani famiglie degli immigrati viene a mancare il ricambio generazionale, per la mancanza di figli e la scarsità di giovani. Un esempio: in molti comuni, come a Chiari, gli ottantenni sono molti di più dei bambini, figli di italiani doc, che hanno dieci anni. Questo perché i quattro nonni non godono della gioia di avere, almeno, quattro nipoti. Era quindi comprensibile che in tale contesto, semideserto, gli immigrati potessero trovare alloggi di varie dimensioni e pure lavoro, almeno intanto che l’edilizia ampliava, anche a dismisura, il bisogno di nuove abitazioni. Infatti, nei molti anni in cui ha governato - un po’ ovunque - la Lega Nord con Berlusconi e soci venivano stabilite, ogni anno, le quote di ingresso di stranieri per lavoro.


E ne sono arrivati alcuni milioni; poi, come era giusto, i ricongiungimenti familiari hanno completato il quadro. Le “Badanti” sono sempre state fuori quote. Da qualche tempo arrivano dei disperati provenienti da vari Paesi africani o asiatici dove sono in atto dei conflitti, mentre non lo era per gli albanesi, rumeni, marocchini e cinesi oggi in Italia, i quali costituiscono oltre l’ 80 % degli immigrati. Quindi, è inaccettabile sul piano etico e valoriale che delle Comunità, come le nostre, che hanno alle spalle storie gloriose per l’impegno solidale dei propri membri, che con tanto lavoro e sacrifici hanno saputo raggiungere posizioni sociali confortevoli, non facciano leva sulla propria ricchezza storico culturale per affrontare con piena consapevolezza umana e pure cristiana le problematiche connesse a questi profughi. Il confronto, anche televisivo, dovrebbe avvenire nel merito alle migliori soluzioni che si vorrebbero adottare nell’interesse reciproco, partendo dagli alloggi vuoti, l’individuazione di un possibile lavoro e quindi l’approccio con il contesto sociale.

25 ago 2016 14:12