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di M.C, 03 set 2018 13:46

Noterelle sparse sulla Lettera pastorale

All’inizio ho fatto fatica a cogliere la struttura di questa Lettera, perché non è impostata secondo lo stile a cui mi avevano abituato le Lettere del Card. Martini piuttosto che di Mons. Monari. Ma una volta entrata nello svolgimento del discorso vi ho trovato tanti ottimi spunti e una vera Regola di Vita.

All’inizio ho fatto fatica a cogliere la struttura di questa Lettera, perchè non è impostata secondo lo stile a cui mi avevano abituato le Lettere del Card. Martini piuttosto che di Mons. Monari. Ma una volta entrata nello svolgimento del discorso vi ho trovato tanti ottimi spunti e una vera Regola di Vita.

Innanzitutto mi è piaciuta l’idea che il Vescovo si metta in cammino col suo gregge. Infatti fin dalla prima pagina, e ripetutamente nelle ultime (vedi specialmente il paragrafo 16), il Vescovo usa termini come “insieme, noi, nostro…”: per dire che lui e noi siamo incamminati verso la stessa meta, quella della santità. E il fatto di essere insieme ci aiuta a non sentire il Vescovo lontano da noi, a non vederlo solo come maestro, ma anche e soprattutto come pastore, anzi, direi prima ancora fratello-uomo, uomo che sperimenta tutte le difficoltà di questa impresa, come noi.

E così ho felicemente scoperto che la Lettera pastorale non è tanto un insieme di direttive calate dall’alto, per noi, per vivere bene il nuovo anno pastorale, ma un programma che Dio offre a tutto il popolo che è in Brescia, Vescovo compreso.

Un’altra riflessione riguarda il tema. Il titolo parla chiaro, il tema è la santità. Eppure alla fine di ognuno dei cinque capitoli della Lettera mi veniva spontaneo pensare: “Ecco, questo capitolo potrebbe essere a sua volta il tema di un’altra Lettera pastorale”. Penso, per esempio, al capitolo “Strade”. Mi piacerebbe molto che l’argomento “bene – male; santità – peccato; Spirito Santo – maligno (nel mondo e dentro di noi); doni dello Spirito Santo e vizi…” fosse ulteriormente approfondito.

In altre parole, questa Lettera mi ha stimolato ad approfondire le tematiche affrontate dal Vescovo, magari con l’aiuto del Catechismo della Chiesa Cattolica, oltre che della Bibbia.

A proposito della Bibbia, poi, va da sé che in tutta la Lettera le citazioni sono abbondantissime.

Personalmente trovo che questa non sia una Lettera da leggere in fretta, col rischio di perderne passaggi preziosi. Solo procedendo con calma si riesce a coglierne il disegno generale e a mettere al posto giusto il particolare.

Ringrazio poi il Vescovo per essersi messo in gioco per primo dando il via ai venerdì di preghiera alla Chiesa delle Grazie. Forse finora abbiamo dato molto spazio alle scuole di preghiera, ma poco alla preghiera stessa.

Anche riguardo al tema delle vocazioni, e del discernimento che le precede, abbiamo un po’ dimenticato l’unica indicazione che ci ha dato in merito Gesù: “Pregate il padrone della messe perché mandi operai alla sua messe”. Che è come dire: è venuto il tempo di inginocchiarsi, anzi, è più che mai urgente inginocchiarsi.

P.S. Bello il ritratto di Paolo VI. Aggiungo una mia idea un po’ pazza (che non ha nulla a che fare con la sua canonizzazione!), ma a cui, ogni tanto, do voce: mi piacerebbe che a Paolo VI fosse assegnato, post mortem, il premio Nobel della Letteratura.  Infatti Paolo VI scrive con un’eleganza stilistica che raramente si riscontra. Specialmente oggi, dove imperversa un lessico sempre più povero e, quindi, impreciso.

M.C, 03 set 2018 13:46