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di DANTE BUIZZA 11 mar 2021 13:26

Pd: aprire a un confronto inclusivo

La lettera a firma Dante Daniele Buizza, Fabio Volpi, Tino Bino e Piero Cella dell’associazione “Partecipazione ed Identità – amici di Mino Martinazzoli” sulla situazione del PD a seguito delle dimissioni del Segretario nazionale

Le dimissioni del segretario nazionale del partito Democratico Nicola Zingaretti sono, fuor di dubbio, un evento traumatico ed un momento di verità.

Lo strappo assestato al Partito dal segretario è profondo ma, va riconosciuto, salutare e capace di denudare l’ipocrisia che da anni permea ampi strati anche della nostra dirigenza.

L’inaspettato gesto è compiuto. Ma non è altro che lo scandalo del bambino che, nel mezzo ad una folla ossequiente, ha urlato con verità la nudità del rè.

Zingaretti come segretario non ha demeritato e non demerita.

Il grido di dolore da lui levato con amore, come egli afferma, verso la comunità politica che gli appartiene ed ha bene servito nel consenso unanime, non gli può né deve essere imputato a colpa.

Piuttosto ci dobbiamo profondamente interrogare non tanto su “chi siamo”, fatto di cui ciascuno è fin troppo cosciente, ma su “chi vogliamo e dobbiamo essere”. Insieme. Come comunità politica pensante ed agente. Quale gruppo dirigente nazionale radicato nei territori. Capace non solo e non tanto di denunciare il malo presente ed i falli dell’avversario, ma che ambisce ad elaborare, progettare ed indicare un programma di sviluppo e di progresso per l’avvenire. Per quanti ci seguono in termini temporali.

È parte integrante del gioco politico la ricerca dei giusti equilibri nella distribuzione ed assegnazione dei posti di responsabilità e potere, specie se finalizzata a contemperare l’alleanza fra diversi.

Tuttavia la ricerca dell’equilibrio non può piegarsi alla mera finalità di conservazione di pur nobili e meritorie carriere personali. Atteggiamento poco lungimirante nel quale anche il nostro partito è irretito.

La scossa, non attesa né desiderata, può però essere salutare.

Lo sarà se il trauma favorirà l’insorgere in tutti di una nuova consapevolezza del dovere. L’assunzione di una vera responsabilità collegiale nella chiarezza degli obiettivi da indicare e perseguire. La coscienza che le finalità indicate e perseguite sono superiori alle ambizioni personali di coloro che sono chiamati ad attuarle. L’apertura ad un confronto inclusivo, aperto all’ascolto degli elettori e dei problemi che li assillano. Se così sarà allora lo schiaffo inferto al partito dal dimissionario segretario sarà ricordato come meritorio e salvifico.

Diversamente esso sarà inutile, perché inferto ad un corpo paralizzato.

Nella storia recente abbiamo assistito ad un altro gesto simile, grave, impensabile e sconcertante: nientemeno che le dimissioni di un Papa che hanno posto la Chiesa bimillenaria – senza ombra di dubbio da lui servita con amore filiale – nella necessità di interrogarsi sul presente e sul futuro.

Certo il paragone, come tutti, calza fino a pagina 2. Tuttavia esso ci interroga. Rivela che il cambiamento non sempre è lineare come ci si attende in una commedia, ma può precipitare inatteso nel dramma come scuotimento simile a terremoto.

A noi cogliere l’opportunità generativa insita in un gesto, certamente sofferto e parimenti coraggioso.

A noi leggerlo, coglierlo e valutarlo non quale reazione stizzita di persona contrariata ed offesa, ma quale pressante ultimativo invito ad emendarsi. Senza sconfessare, dimenticare o smarrire le nostre radici e la nostra storia, ma impegnati a comprendere una società in attesa di risposte che diano sicurezza alle mutate esigenze ed alle incombenti paure.

In questa ottica e prospettiva salutiamo con amichevole attesa e illimitata fiducia la proposta di Enrico Letta Segretario Nazionale del Partito democratico, il quale, fra i suoi meriti, vanta una lunga tradizione di amicizia con tanti di noi a Brescia.  

DANTE BUIZZA 11 mar 2021 13:26