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30 lug 2015 00:00

Preghiera e laicità

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Vorrei soffermarmi sulla notizia di questi giorni relativa alla rimozione del tappeto predisposto dal comune di Torino per la preghiera di un gruppo di uomini d’affari mussulmani che si trovavano al Palazzo Civico per una tavola rotonda sulla moda islamica.

Credo sia noto a tutti che da alcuni decenni è in atto la scristianizzazione dell’Italia attraverso varie modalità che fanno perno sostanzialmente su due aspetti: l’esaltazione della laicità dello stato in nome della quale si nega ai cattolici il diritto di far valere i propri principi in politica e contestualmente si rimuovono i simboli del Cristianesimo dalle istituzioni civili e la dismissione di quote di identità cristiana per rispetto degli atei e delle altre confessioni religiose.

I paladini di questa battaglia appartengono all’area di Sinistra, la stessa a cui appartengono gli amministratori di Torino che - dimenticando evidentemente tutti i loro convincimenti sulla laicità dello stato - hanno trovato del tutto normale allestire una sala di preghiera all’interno del palazzo comunale per gli ospiti islamici, che in alternativa potevano essere accompagnati in una moschea (luogo raccomandato dal Corano per la preghiera), oppure in qualsiasi altro posto all’esterno del Palazzo Civico e laico.

Quello che veramente stupisce è la reazione scomposta degli amministratori torinesi dopo la rimozione del tappeto da parte dei consiglieri leghisti, con dichiarazioni surreali per incoerenza ed illogicità, come quella del capogruppo Pd: “Un atto che offende l’Istituzione e la sua laicità per cui a chiunque è garantito il diritto di potersi esprimere; offende la Costituzione Italiana che, all’articolo 19, garantisce a tutti il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa e di esercitarne il culto e offende il proverbiale senso di ospitalità del popolo torinese… “. In poche parole, i paladini della laicità in nome della stessa laicità si scandalizzano che non si possa esercitare un culto all’interno di una istituzione civile, addirittura si invoca la costituzione e la libertà religiosa, condizione garantita da sempre in Italia, mentre non si può dire la stessa cosa per i paesi da cui provengono gli ospiti del comune di Torino.

Stupisce non poco anche la seguente dichiarazione: "Un atto inaccettabile e arbitrario, che parla di intolleranza. E’ un gesto violento che offende il credente di qualsiasi religione, per il quale la preghiera è il momento più elevato del vivere la propria fede", sapendo che le cronache recenti raccontano di episodi di intolleranza e di inaudita crudeltà proprio da parte di gruppi di mussulmani verso intere popolazioni cristiane, massacrate anche mentre si trovavano in chiesa a pregare. Affermazione iperbolica che offende non poco chi ha subito violenze vere a causa del credo religioso e tanto più sorprendente quanto più si registra il totale silenzio degli ambienti di Sinistra in occasione di brutali e quasi quotidiane persecuzioni e stragi di Cristiani nel mondo, un silenzio che purtroppo ha il sapore dell’assenso ed in concreto dell’indifferenza.

L’episodio di Torino indica che ci sono due piani di pensiero completamente dissociati tra loro, da una parte, in nome della laicità, si cerca di ridurre la fede cristiana ad un piano puramente personale e privato completamente sganciato dal piano pubblico e socio-politico, dall’altro si favorisce l’ingresso nella cultura, nella società e nelle istituzioni di tutte le altre religioni incuranti della laicità dello stato. Se un uomo d’affari cristiano chiedesse di sospendere una riunione di lavoro per recitare le lodi verrebbe seppellito sotto fragorose risate e accusato di scarsa professionalità, se invece la stessa richiesta la fanno i Mussulmani diventa manifestazione di alta spiritualità da esprimere in qualsiasi momento e in qualsiasi circostanza a cui tutti si sottomettono senza esitazione.

I Mussulmani all’opposto sono iper-protezionistici verso la loro fede e nei loro paesi non permettono culti di altre religioni (tralascio i casi estremi di persecuzioni e stragi di Cristiani), nonostante ciò nei paesi in cui sono ospiti non esitano a pretendere luoghi di culto o a interrompere importanti riunioni di affari per pregare. Anche per la religione islamica vale la regola del buon senso che in presenza di validi motivi la preghiera rituale può essere rimandata in un altro momento, se ciò non avviene è perché c’è la volontà da parte dei Mussulmani di imporre la propria cultura anche a casa d’altri: tutti devono conoscere, imparare e sottostare alle regole dell’Islam. Volendo anche considerare normale tale atteggiamento per un bravo fedele il cui compito è diffondere la propria religione, quello che non capisco è perché i Nostrani esaltatori del ‘laicismo o morte’ non solo accettano, ma fanno ponti d’oro e stendono tappeti. Tralascio anche di dilungarmi sul fatto che i fautori italiani dello stato laico fanno ponti d’oro ad una religione che diversamente da quella cristiana si identifica totalmente con lo stato e considera la laicità un disvalore.

E mentre gli altri avanzano noi facciamo passi indietro dismettendo volontariamente quote di identità cristiana, se per esempio andate al padiglione del Vaticano all’Expo e cercate un Crocifisso non lo trovate, se chiedete al sacerdote responsabile vi risponderà che l’Expo è un evento laico e quindi i simboli cristiani non sono adeguati (sic!). Se l’atteggiamento dei Cristiani è l’autocensura e l’autolimitazione è ovvio che offriamo il destro a chi vuole escluderci dalla vita pubblica, se invece fossimo propositivi e missionari come i Mussulmani che chiedono in tutte le circostanze senza timore di poter interrompere qualsiasi attività e di avere un luogo per pregare credo che i laicisti nostrani ci rispetterebbero un po’ di più.

Non dimentichiamo che il vuoto non esiste e se indietreggiamo dalla vita pubblica e dalla politica altre realtà non cristiane prenderanno il nostro posto e non sarà in modalità indolore.
30 lug 2015 00:00