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10 mag 2023 13:20

Quale parità di genere e quali nuovi diritti?

Tra i temi cari alla candidata sindaco Castelletti c’è sicuramente la parità di genere e le pari opportunità a cui dedica un capitolo del suo programma elettorale ed anche spazio nelle interviste rilasciate in questo periodo. Sono sicuramente tematiche importanti dal punto di vista sociale, ma a me sembrano svolte in un’ottica ristretta ad un campo particolare e in modo acritico, in quanto i fatti di cronaca ci consegnano una realtà diversa da quella tratteggiata dalla Castelletti.

Recentemente due mamme hanno lasciato il loro figlio neonato nella culla per la vita di Milano e Bergamo, un grande gesto di generosità da parte di queste mamme che non potendo allevare i loro figli li hanno consegnati nelle mani di altre persone per consentire loro di avere una vita normale che probabilmente loro non potevano garantire. Struggente la lettera lasciata da una delle mamme in cui si legge: “Nata questa mattina 02.05.23. A casa solo io e lei, come in questi nove mesi….”, una frase che è un pugno nello stomaco per tutti, che chiama tutta la società alle proprie responsabilità e soprattutto mancanze, ma in primis gli amministratori di ogni ordine e grado. Quando la Castelletti, parla di parità di genere e di pari opportunità si riferisce unicamente alla garanzia che le donne possano accedere a tutte le carriere scolastiche, professionali, istituzionali, ma mai che si pensi a garantire la loro maternità, al contrario si fanno vere e proprie battaglie culturali e politiche per garantire loro il diritto all’aborto, per far apparire la maternità come un’usurpazione medievale e patriarcale dell’utero femminile, così accade che le donne debbano vivere la propria maternità come una colpa, sole, isolate, abbandonate da tutti, non solo da chi ha rifiutato la paternità, ma anche da coloro che si strombazzano come paladini delle donne, a patto che siano donne in carriera. Ha senso proclamare le pari opportunità se non si dà l’opportunità ad un bambino di nascere e di crescere con i propri genitori, ha senso parlare di eguaglianza di genere per “l’avanzamento complessivo del paese” e abbandonare le donne che scelgono la maternità? La preoccupazione della Castelletti va tutta ai bambini di coppie omogenitoriali che non possono essere trascritti nei registri dell’anagrafe come figli di persone dello stesso sesso e a questo proposito in un’intervista dichiara che questa condizione è discriminatoria e odiosa “perché va a discapito di bambini e bambine nel momento della loro nascita”, a mio parere credo sia molto più discriminatorio dover essere adottati perché politici ed amministratori non attuano politiche a favore della maternità e dei nascituri, o peggio essere abortiti perché al momento l’unico diritto garantito alla maternità è l’aborto.

Nella stessa intervista, la Castelletti sostiene che aggiungere un diritto a qualcuno non toglie nulla agli altri, ma anche in questo caso la realtà la smentisce in quanto il diritto di essere denominati madri e padri dei propri figli nei documenti ufficiali è stato depennato a favore della dicitura snaturalizzante di genitore 1 e genitore 2 per non discriminare i genitori dello stesso sesso; nelle scuole è stata abolita la festa della mamma e del papà per non discriminare i figli di persone dello stesso sesso che a seconda dei casi non avrebbero potuto festeggiare o la mamma o il papà, senza rendersi conto del cortocircuito mentale per cui è come affermare che i figli di genitori dello stesso sesso sono discriminati dai genitori stessi che fanno mancare loro la madre o il padre. Ci sono casi ancora più odiosi in cui i nuovi “diritti” che la Castelletti sostiene nel suo programma elettorale vanno a ledere la dignità della donna, come il caso di maschi transgender che gareggiano nello sport femminile, naturalmente vincendo tutte le competizioni per la maggior potenza fisica, perché, checché se ne dica, la percezione di sé non cancella il dato biologico di natura e chi è nato maschio rimane maschio e non può gareggiare con le donne, una condizione dettata dal più elementare buon senso per cui non c’è bisogno di andare a scomodare le pari opportunità e “il bilancio di genere per misurare l’indice di asimmetria” della massa muscolare. Nella realtà la donna è sempre l’elemento più fragile della società, il cui corpo continua ad essere sfruttato anche nell’epoca dei diritti e delle politiche di pari opportunità, vedasi il diritto ignorato alla maternità in favore del diritto all’aborto e la pratica schiavizzante dell’utero in affitto, cambiano solo la tipologia degli sfruttatori e le modalità più scientifiche dello sfruttamento.

10 mag 2023 13:20