Quali sono le priorità?
Egregio direttore,
riflettendo sulla situazione determinata dalla attuale epidemia, mi sembra di scorgere alcune incongruenze di fondo nelle misure anti contagio adottate dai vari governi rispetto ad una certa cultura dominante che ha dato impulso all’approvazione di alcune leggi già in vigore in molti Paesi e in via di discussione in altri, tra cui il nostro.
Mi riferisco in particolare a quella cultura di morte e di diritti civili che vuole garantire ad ogni uomo la libertà di togliersi la vita attraverso la legalizzazione dell’eutanasia e che, pare, abbia numerosi sostenitori anche in Italia e non trovi obbiezioni etiche da parte delle Istituzioni.
A mio parere, l’appoggio dei partiti di governo alla proposta di legalizzazione dell’eutanasia in quanto autodeterminazione di sé stessi e della propria vita è in aperta contraddizione con le misure di forte limitazione delle libertà individuali più elementari imposte dal governo in materia di epidemia. Se diamo per assodato che ogni uomo deve essere libero di autodeterminarsi anche nella morte perché non dovrebbe esserlo nella salute?
Si potrebbe obbiettare che l’eutanasia non è contagiosa e in effetti l’atto in sé di darsi la morte non è contagioso fisicamente, ma psicologicamente sì, perché molte persone fragili che vivono momenti difficili potrebbero essere influenzate nelle loro decisioni dall’esempio di altre persone che hanno scelto di suicidarsi, senza contare l’effetto di cambio culturale che ogni legge porta con sé e la deriva eutanasica imposta e non autodeterminata che stanno sperimentando i Paesi che già hanno approvato tale legge.
Inoltre, da qualche decennio ci viene insegnato che il concetto di “salute fisica”, intenso nel senso di assenza di malattie, deve essere sostituito con il concetto di “benessere”, ovvero una condizione psico fisica che riguarda l’essere integrale della persona, che va oltre la salute fisica ma la condiziona. Ebbene, le misure anti contagio adottate dal governo riguardano esclusivamente la salute fisica, il cui perseguimento è chiaramente in contrapposizione con il ben-essere della persona a cui sono impedite o fortemente limitate tutte quelle attività psico fisiche, sociali, affettive, professionali che concorrono allo stato di ben-essere dell’individuo e di conseguenza alla sua salute.
L’obiettivo del governo di salvaguardare la salute dei cittadini dal pericolo del contagio è anche in aperto contrasto con la sospensione sine die delle cure, ivi comprese quelle salvavita, delle persone affette da malattie anche gravi ma diverse dal covid, fino a creare una sorta di discriminazioni nella somministrazione delle cure tra i malati di covid e gli ammalati di qualsiasi altra patologia anche letale.
Non intendo sottovalutare il pericolo del contagio e la mortalità che ne potrebbe conseguire, ma la salvaguardia della salute non può prescindere dalla salvaguardia di un intero sistema economico e sociale, è paradossale l’idea di salvare le persone dal contagio ma di condannarle all’indigenza perché prive di ogni sostentamento a causa di una crisi economica senza precedenti da cui tutti sanno molto bene non ci risolleveremo.
Se lo Stato etico stabilisce che i diritti civili devono assicurare l’autodeterminazione anche sulla vita decidendo della propria morte con l’eutanasia e della morte di un bambino nella fase prenatale con l’aborto, allora deve assicurare tali diritti anche sulla salute ed accettare l’autodeterminazione di ogni singolo individuo rispetto l’eventualità del contagio.
Lo Stato deve informare i cittadini sui pericoli del contagio e le precauzioni da adottare, deve salvaguardare le persone la cui vita sarebbe messa a rischio se contagiate che sappiamo essere gli anziani e gli ammalati, ma non può imporre a tutti la segregazione e il fallimento delle proprie attività, oltre a non essere etico è privo di senso che lo Stato provochi il proprio fallimento attraverso il fallimento dell’economia del Paese.