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Brescia
di R. GUATTA CALDINI 16 nov 2015 00:00

Chiarini. Terrorismo: "L'Italia non è immune"

Il commento dello storico Roberto Chiarini agli attentati che venerdì scorso hanno sconvolto Parigi

“Il terrorismo può colpire ancora nei prossimi giorni”, ha detto il premier francese Manuel Valls parlando degli attacchi di venerdì scorso che hanno sconvolto Parigi. “Dobbiamo convivere con questa minaccia per poterla combattere”, ha continuato. Fino a che punto cambierà la vita dei francesi e degli europei? Che ruolo gioca nello scacchiere internazionale la crisi siriana? Lo abbiamo chiesto allo storico Roberto Chiarini.

"C’è un salto enorme di potenza - ha affermato lo storico - , di qualità e di obiettivi. Un’azione militare impressionante, contemporanea su 7 fronti avvenuta in una capitale simbolo dell’Occidente. Non si tratta più di un attacco a un simbolo, come poteva essere la strage di Charlie Hebdo, un obiettivo esposto nel contrasto al fondamentalismo. Qui si è voluto colpire nel mucchio che è proprio del terrorismo quando vuole dire che non c'è nessuno che si può chiamare fuori. Questo è il primo punto. Non è poi una minaccia da spacconi dire “Dopo Parigi ci sarà Londra, Roma e Washington”. E’ ovvio. E' nella logica delle cose. In un mese da Ankara al Sinai a Parigi si contano 500 morti. C’è un’interpretazione molto pessimistica da parte degli esperti che vede in tutto questo un’escalation. D’altro canto c’è chi considera gli attentati di Parigi una controffensiva rispetto a quanto avviene in Siria e in Iraq. Un tentativo di andare a colpire dove l’obiettivo è più facile, anche a fronte dell’offensiva russa, adesso francese, e forse anche americana. Purtroppo dobbiamo abituarci a pensare che dovremo convivere non per giorni ma per anni con il terrorismo e anche l’Italia, come ogni Paese Occidentale, non è immune da questo pericolo.

Dopo l’11 settembre negli Stati Uniti c'è stato un giro di vite sulle libertà personali. Lei pensa che anche in Europa, in Francia come in Italia, ci sarà il medesimo processo?

Senza drammatizzare, ma penso sia inevitabile. Cominciamo con la convenzione di Schengen: la libera circolazione già prima degli attacchi in Francia cominciava a traballare o a essere sospesa. Si pensi agli ex Paesi comunisti. Sono stati eretti muri con filo spinato, non si vedeva dalla Seconda guerra mondiale. A fronte dell’emergenza anche la Francia procede con la chiusura delle frontiere. Non credo che questo comporti una particolare privazione di diritti civili da parte del cittadino comune. E’ certo, però, che quando si comincia ad andare sul piano dell’emergenza e dell’allarme sia dal punto di vista della libertà delle comunicazione verbale, pensiamo alle intercettazioni, sia che per quanto riguarda i movimenti fisici, si pensi all’attraversamento delle frontiera, ci sarà una diminuzione delle libertà. Siamo di fronte al dilemma tragico fra sicurezza e libertà.

Il cuore del conflitto è in Siria. Può fornirci un quadro di ciò che sta accadendo? Cos’è l’Isis?

L’Isis è un mostro dalle tante teste e dalle tante gambe. Non dimentichiamo che è nato con la connivenza dei paesi Sunniti: Katar, Arabia Saudita, la stessa Turchia. Era il braccio armato che si pensava di utilizzare contro l’Iran. Questo ha comportato da parte dell’Occidente una zona d’ombra fatta di omertà e connivenza. Adesso il problema è che l’allarme è così alto che probabilmente ci sarà una mobilitazione che metterà in difficoltà l’Isis. Certamente questa realtà è cresciuta, è un’ideologia, uno stile di fondamentalismo che nell’ambito del terrorismo ha fatto scuola, non dimentichiamo la capacità comunicativa straordinaria per cui ogni gesto a cascata determina adesioni. L’Occidente deve saper dosare l’intervento armato con la capacità di smontare questa spirale che recluta continuamente nuovi adepti. Gli insuccessi militari e la dimostrazione dal punto di vista della comunicazione mondiale che si tratta di una causa persa potrebbe innestare, si spera, la spirale contraria.
R. GUATTA CALDINI 16 nov 2015 00:00