Cristo non è assente da Gaza

“Cristo non è assente da Gaza. Lui è lì, crocifisso nei feriti, sepolto sotto le macerie eppure presente in ogni atto di misericordia, in ogni candela nell’oscurità, in ogni mano tesa verso chi soffre. Non siamo venuti come politici o diplomatici, ma come pastori. La Chiesa, l’intera comunità cristiana, non li abbandonerà mai”. Lo ha detto il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, aprendo questa mattina nella città santa una conferenza stampa congiunta con il patriarca greco-ortodosso, Teofilo III, organizzata per fare un bilancio della loro visita di solidarietà alla comunità cristiana locale dopo l’attacco israeliano alla parrocchia latina del 17 luglio scorso. Tre morti e una decina di feriti il bilancio. Tuttavia, ha evidenziato il cardinale, “è importante sottolineare e ripetere che la nostra missione non è per un gruppo specifico, ma per tutti. I nostri ospedali, rifugi, scuole, parrocchie – San Porfirio, la Sacra Famiglia, l’Ospedale Arabo Al-Ahli, la Caritas – sono luoghi di incontro e condivisione per tutti: cristiani, musulmani, credenti, dubbiosi, rifugiati, bambini”.
“Siamo tornati da Gaza con il cuore spezzato. Ma anche incoraggiati dalla testimonianza di molte persone che abbiamo incontrato” ha affermato il patriarca latino. Il suo è un racconto dettagliato della situazione sul terreno: “Siamo entrati in un luogo di devastazione, ma anche di meravigliosa umanità. Abbiamo camminato tra la polvere delle rovine, oltrepassando edifici crollati e tende ovunque: nei cortili, nei vicoli, per le strade e sulla spiaggia – tende che sono diventate case per chi ha perso tutto. Ci siamo fermati tra famiglie che hanno perso il conto dei giorni dell’esilio perché non vedono l’orizzonte per un ritorno. I bambini parlavano e giocavano senza battere ciglio – erano già abituati al rumore dei bombardamenti”. Eppure, ha aggiunto, “in mezzo a tutto questo, abbiamo incontrato qualcosa di più profondo della distruzione: la dignità dello spirito umano che si rifiuta di spegnersi. Abbiamo incontrato madri che preparavano il cibo per gli altri, infermiere che curavano le ferite con dolcezza e persone di ogni fede che pregavano ancora il Dio che vede e non dimentica mai”.
