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Roma
di LAURA DI PALMA 26 nov 2021 08:21

Il sacrificio di suor Lucrezia

Dieci anni fa morivano, in un agguato in Burundi, suor Lucrezia Manic e Francesco Bazzani. In questi giorni la commemorazione a Kiremba e a Spalato.

Il 27 novembre ricorre il 10° anniversario dell’assassinio di suor Lucrezia Manic, uccisa, durante un presunto tentativo di rapina, nella missione bresciana delle Ancelle della Carità, a Kiremba, in Burundi. Con lei perse la vita anche Francesco Bazzani, volontario dell’Ascom, mentre l’allora superiora, suor Carla Brianza, riportò gravi ferite, pur sopravvivendo all’agguato. Per commemorare la scomparsa dei due missionari, don Roberto Ferranti, direttore dell’Ufficio per le missioni, in questi giorni è a Kiremba con una delegazione bresciana. Mentre sabato 27 novembre don Carlo Tartari e don Simone Tognazzi, che nel 2011 era fidei donum in Burundi, saranno a Spalato per presiedere la celebrazione promossa dalle Ancelle della Carità nella città croata. A parlare di quel che accadde a Kiremba nel novembre di 10 anni fa è suor Stefania Rossi, monteclarense; in Africa dal 1993, e responsabile delle missioni delle Ancelle della Carità in Rwanda e Burundi

Suor Stefania, cosa ricorda dell’agguato a Kiremba?

Non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente suor Lucrezia ma proverò a ricostruire la vicenda. Il 27 novembre 2011 nella casa delle suore sembrava tutto tranquillo fino a quando, all’improvviso, intorno alle 21, venne a mancare la corrente. Le suore chiamarono allora Francesco, il volontario che viveva lì accanto. Dopo un primo sopralluogo si ricordarono della presenza del contatore fuori dal portone della casa, ma, nell’aprire lo stesso, fecero irruzione due giovani che, urlando, chiesero dei soldi e iniziarono a sparare, portando scompiglio. La superiora consegnò loro dei soldi, fino a quando, suor Lucrezia, attirata dai forti rumori, si recò nell’atrio rivolgendosi a uno dei due ragazzi, che le sparò a bruciapelo, uccidendola sul colpo. A quel punto i due presunti rapinatori iniziarono a chiedere le chiavi dell’auto, che trovarono nelle tasche di suor Lucrezia, quindi, scapparono, dirigendosi verso la boscaglia e portando con sé Francesco e la superiora. Fu allora che intervennero i medici, che constatarono il decesso di suor Lucrezia e chiamarono la polizia che si mise sulle tracce dei due ragazzi. Intorno alle 23, l’auto venne ritrovata; al suo interno, il corpo senza vita di Francesco e poco più in là, suor Carla che, nonostante l’amputazione delle mani con un machete, si era salvata. Il giorno successivo, la missione di Kiremba venne evacuata e tutti rientrarono in Italia.

Qual è oggi la situazione del Paese?

Ancora oggi la situazione del Burundi continua a essere particolarmente difficile. Il Paese è uno dei più poveri del mondo e la politica di forte chiusura verso tutti gli aiuti che vengono dall’estero non fa che peggiorare la situazione.

Ci parla della presenza delle Ancelle in Burundi?

Noi Ancelle della Carità eravamo arrivate in Burundi, su richiesta del vescovo Sanguineti, nel 2001, provenendo dal Rwanda, dove era nata, nel 1992, la nostra realtà missionaria africana. Tre, le sorelle che si spostarono a Kiremba: suor Carla Brianza, suor Antonietta Mancini e suor Lucrezia Manic. Nacquero nuove vocazioni e, al momento dell’agguato, a Kiremba c’erano tre suore d’origine europea e tre africane. In Burundi le suore si sono occupate della parte sanitaria, lavorando in ospedale e in lavanderia; suor Lucrezia, in particolare, si era occupata di animazione vocazionale e aveva creato un centro nutrizionale facendo lavorare la terra agli abitanti locali.

Qual è la realtà della Chiesa in Burundi?

Dopo la morte di Lucrezia, di fatto, la Missione di Kiremba rimase chiusa per circa due anni. La Diocesi di Brescia cercò di sostenere ancora la realtà dell’ospedale, ma la mancanza delle suore si faceva sentire. Per questo motivo, la congregazione si espose per un ritorno delle Ancelle in Burundi. La “rinascita” della missione è stata per la Chiesa locale e per quella bresciana un bel segno di perdono e riconciliazione. Oggi a Kiremba vive una comunità di suore autoctone che aiutano gli ultimi e i poveri nel ricordo di suor Lucrezia e di quanto fece in vita.

Su cosa bisogna investire? Ci sono dei progetti in cantiere?

Difficile poter dire su cosa bisognerebbe investire. La situazione politica del Paese non ne favorisce la crescita. Noi come Ancelle della Carità proseguiamo il nostro servizio in loco con Ats Kiremba verso una gestione sempre più autonoma.

LAURA DI PALMA 26 nov 2021 08:21