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Roma
di M. MICHELA NICOLAIS 18 mag 2025 07:30

Leone XIV: Costruire ponti in tempi di policrisi

“Sviluppare la dottrina sociale della Chiesa insieme al popolo di Dio, in questo periodo storico di grandi rivolgimenti sociali, ascoltando e dialogando con tutti”. È la consegna finale del discorso di Leone XIV ai membri della Fondazione Centesimus Annus, ricevuti oggi in udienza. “C’è oggi un bisogno diffuso di giustizia, una domanda di paternità e di maternità, un profondo desiderio di spiritualità, soprattutto da parte dei giovani e degli emarginati, che non sempre trovano canali efficaci per esprimersi”, l’appello del Papa in un discorso che si può definire una sorta di “Magna Charta” su uno dei cardini del pontificato, già implicito nella scelta del nome da Pontefice.

“C’è una domanda crescente di dottrina sociale della Chiesa a cui dobbiamo dare risposta”, la tesi del Papa. “Nel contesto della rivoluzione digitale in corso, il mandato di educare al senso critico va riscoperto, esplicitato e coltivato, contrastando le tentazioni opposte, che possono attraversare anche il corpo ecclesiale”, l’analisi del tempo presente.

“C’è poco dialogo attorno a noi, e prevalgono le parole gridate, non di rado le fake news e le tesi irrazionali di pochi prepotenti”, il grido d’allarme di Leone XIV, secondo il quale “fondamentali sono l’approfondimento e lo studio, e ugualmente l’incontro e l’ascolto dei poveri, tesoro della Chiesa e dell’umanità, portatori di punti di vista scartati, ma indispensabili a vedere il mondo con gli occhi di Dio”.

“Vi raccomando di dare la parola ai poveri”, l’invito: “Chi nasce e cresce lontano dai centri di potere non va semplicemente istruito nella dottrina sociale della Chiesa, ma riconosciuto come suo continuatore e attualizzatore”, la raccomandazione di Leone XIV, secondo il quale “i testimoni di impegno sociale, i movimenti popolari e le diverse organizzazioni cattoliche dei lavoratori sono espressione delle periferie esistenziali in cui resiste e sempre germoglia la speranza”.

“Aiutiamoci gli uni gli altri, come esortavo la sera della mia elezione, a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace”, l’esordio del Papa, che ha messo in guardia da ogni improvvisazione, sottolineando come “già il Papa Leone XIII – vissuto in un periodo storico di epocali e dirompenti trasformazioni – aveva mirato a contribuire alla pace stimolando il dialogo sociale, tra il capitale e il lavoro, tra le tecnologie e l’intelligenza umana, tra le diverse culture politiche, tra le azioni”.

“Policrisi”: questo il termine usato da Papa Francesco, e rilanciato dal suo successore, “per evocare la drammaticità della congiuntura storica che stiamo vivendo, in cui convergono guerre, cambiamenti climatici, crescenti disuguaglianze, migrazioni forzate e contrastate, povertà stigmatizzata, innovazioni tecnologiche dirompenti, precarietà del lavoro e dei diritti”. “Su questioni di tanto rilievo – la proposta – la dottrina sociale della Chiesa è chiamata a fornire chiavi interpretative che pongano in dialogo scienza e coscienza, dando così un contributo fondamentale alla conoscenza, alla speranza e alla pace”.

La dottrina sociale, infatti, “ci educa a riconoscere che più importante dei problemi, o delle risposte a essi, è il modo in cui li affrontiamo, con criteri di valutazione e principi etici e con l’apertura alla grazia di Dio”. “Mostrare che la dottrina sociale della Chiesa, con il suo proprio sguardo antropologico, intende favorire un vero accesso alle questioni sociali”, il compito affidato ai presenti, insieme a quello di costruire la “cultura dell’incontro attraverso il dialogo e l’amicizia sociale”:

“Non vuole alzare la bandiera del possesso della verità, né in merito all’analisi dei problemi, né nella loro risoluzione”.

“In tali questioni è più importante saper avvicinarsi, che dare una risposta affrettata sul perché una cosa è successa o su come superarla”, l’indicazione del Pontefice, secondo il quale “l’obiettivo è imparare ad affrontare i problemi, che sono sempre diversi, perché ogni generazione è nuova, con nuove sfide, nuovi sogni, nuove domande”. Nella parte centrale del discorso, la distinzione tra dottrina e indottrinamento. “Per la sensibilità di molti nostri contemporanei la parola dialogo e la parola dottrina suonano opposte e incompatibili”, l’analisi del momento attuale. Di qui l’urgenza di “mostrare attraverso la dottrina sociale della Chiesa che esiste un significato altro, e promettente, dell’espressione dottrina, senza il quale anche il dialogo si svuota. I suoi sinonimi possono essere scienza, disciplina, o sapere”. “Così intesa, ogni dottrina si riconosce frutto di ricerca e quindi di ipotesi, di voci, di avanzamenti e insuccessi, attraverso i quali cerca di trasmettere una conoscenza affidabile, ordinata e sistematica su una determinata questione”, ha spiegato il Papa: “In questo modo una dottrina non equivale a un’opinione, ma a un cammino comune, corale e persino multidisciplinare verso la verità”.

“L’indottrinamento è immorale, impedisce il giudizio critico, attenta alla sacra libertà del rispetto della propria coscienza – anche se erronea – e si chiude a nuove riflessioni perché rifiuta il movimento, il cambiamento o l’evoluzione delle idee di fronte a nuovi problemi”, il monito di Leone XIV. Al contrario, “la dottrina in quanto riflessione seria, serena e rigorosa, intende insegnarci, in primo luogo, a saperci avvicinare alle situazioni e prima ancora alle persone. Inoltre, ci aiuta nella formulazione del giudizio prudenziale. Sono la serietà, il rigore, la serenità ciò che dobbiamo imparare da ogni dottrina, anche dalla dottrina sociale”.


@foto Vatican Media Sir

M. MICHELA NICOLAIS 18 mag 2025 07:30

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