Non sottovalutiamo l’artigianato della pace
Al termine della prima giornata a Gerusalemme, i Vescovi della Lombardia hanno celebrato la Messa nella chiesa dei Melchiti. Leggi l'omelia di mons. Francesco Beschi, vescovo di Bergamo
Siamo venuti in Terrasanta con il cuore, un cuore che ascolta, un cuore che accoglie, un cuore che piange, un cuore che brucia, un cuore che avvicina, un cuore che condivide, un cuore che dona.
Chiediamo la grazia della purificazione del cuore e della conversione del cuore: il nostro cuore, quello di ognuno e quello di tutti. “Le cause profonde del male stanno dentro nel cuore e nella vita di ogni persona, etnia, gruppo, nazione, istituzione che è connivente con l’ingiustizia”. E’ la consapevolezza che la Parola di Dio ci consegna sin dal principio: “L’istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza” (Gn8,21).
Papa Francesco, nella lettera enciclica “Dilexit nos” introduce alla meraviglia del Cuore di Gesù, passando attraverso la porta del cuore di ogni persona umana, centro e baricentro di ogni aspetto della persona e della vita umana. Siamo venuti come pellegrini di pace, consapevoli che la pace scaturisce dalla conversione del cuore, dalla circoncisione del cuore. “Non si può vincere il male con le armi. Il male può essere vinto soltanto con la conversione, cioè l’abbandono del male e il ritorno a Dio”. Tutti vogliono la pace, tutti vogliamo la pace, ma quanti sono disposti alla conversione del cuore?
Senza una lotta contro le passioni umane, contro l’idolo della potenza, del successo, della superiorità sull’“altro”, senza una lotta contro tutto questo non c’è un cammino reale di pace. Quindi, mentre portiamo dei messaggi di pace agli altri, siamo invitati a esaminarci dentro: perché i germi della guerra sono anche dentro di noi. Ogni guerra nasce nel cuore abitato dal peccato e ogni possibilità di pace credibile è frutto della conversione del cuore.
Liberati dal peccato, ritroviamo la chiaroveggenza e l’imparzialità insieme con la libertà di spirito, il senso della giustizia insieme col rispetto dei diritti dell’uomo, il senso dell’equità con la solidarietà mondiale tra ricchi e poveri, la fiducia reciproca e l’amore fraterno. Un cuore nuovo è quello che si lascia ispirare dall’amore.
Nel Messaggio per la Giornata della Pace del 2025, Papa Francesco ha adottato l’immagine del “cuore disarmato”: un cuore che non si impunta a calcolare ciò che è mio e ciò che è tuo; un cuore che scioglie l’egoismo nella prontezza ad andare incontro agli altri; un cuore che non esita a riconoscersi debitore nei confronti di Dio e per questo è pronto a rimettere i debiti che opprimono il prossimo; un cuore che supera lo sconforto per il futuro con la speranza che ogni persona è una risorsa per questo mondo.
Non disprezziamo i “piccoli gesti”, non sottovalutiamo l’artigianato della pace, non abbandoniamo la preghiera, autentica forma di resistenza alla rassegnazione, all’impotenza, alla disperazione. Mai come in questi anni viene evocato Papa Giovanni XXIII, l’Enciclica Pacem in terris e i quattro pilastri della pace: la verità, la giustizia, la libertà, la carità. Ascoltiamo le sue parole a conclusione di quello che può essere considerato il suo testamento e la sua eredità per tutta l’umanità: “Allontani egli dal cuore degli uomini ciò che la può mettere in pericolo; e li trasformi in testimoni di verità, di giustizia, di amore fraterno. Illumini i responsabili dei popoli, affinché accanto alle sollecitudini per il giusto benessere dei loro cittadini garantiscano e difendano il gran dono della pace; accenda le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, ad accrescere i vincoli della mutua carità, a comprendere gli altri, a perdonare coloro che hanno recato ingiurie; in virtù della sua azione, si affratellino tutti i popoli della terra e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace”.