Quella bimba rom chiede solo di vivere
Il maxi-graffito di 20 metri d’altezza è opera di Jorit Agoch: attraverso l’arte si tenta di riconciliare il quartiere della zona orientale con quei giorni drammatici
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Caccia al rom, come caccia alle streghe. “Con quest’opera abbiamo rotto uno schema”, ha detto l’assessore comunale al Decoro urbano Ciro Borriello. Lo “schema” di cui parla l’assessore è quel pregiudizio, resistente a ogni attacco, che i rom sono da mandare via. Il titolo del murales è “Tutt’egual song ‘e criature”, i bambini sono tutti uguali, da una canzone di Enzo Avitabile. L’iniziativa rientra nell’ambito della campagna nazionale “Accendi la mente, spegni i pregiudizi”, promossa dall’associazione napoletana Inward, osservatorio sulla Creatività urbana, con il Comune di Napoli e l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del Dipartimento delle pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri).
Ora quegli occhi di una bambina rom fissano tutti coloro che passano davanti a quel palazzo e sembrano chiedere: “Non ho anch’io diritto a un futuro? Non faccio anch’io parte della famiglia umana?”. A Ponticelli, come in tanti quartieri di altre città, i rom non sono una presenza gradita. Ci sono tante associazioni che si battono per loro, ma anche tanti che cavalcano la protesta di chi si sente minacciato dalla loro presenza e dal loro modo di vivere e chiede per questo che siano allontanati. Il murales di Ponticelli non entra nelle polemiche tra chi vorrebbe cacciare i rom e chi li vorrebbe integrare. Dice semplicemente, attraverso il linguaggio universale dell’arte, che ci sono tanti bambini rom, come la piccola ritratta, che hanno diritto a vivere un’esistenza degna. Quegli occhi ci interpellano e ci dicono che il razzismo non è mai una cosa bella.
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AGENSIR
21 mag 2015 00:00