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Città del Vaticano
di REDAZIONE 10 ott 2022 07:52

Scalabrini santo, invito alla Chiesa accogliente

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I commenti del superiore generale padre Leonir Chiarello, del postulatore padre Graziano Battistella e del direttore della Fondazione Migrantes mons. Pierpaolo Felicolo. La gioia di Brescia

La canonizzazione del vescovo Giovanni Battista Scalabrini, presieduta da ieri da papa Francesco in Piazza San Pietro, “è un invito alla Chiesa, alla società e alla comunità internazionale a ricordare la corresponsabilità che abbiamo nell’accoglienza e nella protezione delle persone migranti e rifugiate, oltre all’impegno di promuovere il diritto allo sviluppo e alla pace per evitare le migrazioni forzate. Papa Francesco ci invita a seguire l’esempio del nostro fondatore”. Così il brasiliano padre Leonir Chiarello, superiore generale dei missionari scalabriniani, si è espresso sulle pagine di "Avvenire" sulla canonizzazione del loro fondatore.

Quella del nuovo santo è stata una vita molto intensa: nato a Fino Mornasco (Como) l’8 luglio 1839, sacerdote a neppure 24 anni compiuti e vescovo a 36, il 28 novembre 1887 fondò i missionari e il 25 ottobre 1895 le missionarie. Con l’associazione laicale “San Raffaele”, li voleva sulle navi, nei porti e nei Paesi di approdo a servizio degli emigrati italiani e di tutti i migranti che gli avevano toccato il cuore, perché costretti a lasciare l’Italia alla ricerca di un futuro migliore per le loro famiglie. Prima della morte a Piacenza a 65 anni, visitò le missioni sorte negli Stati Uniti e in Brasile.

Beatificato il 9 novembre 1997 da Giovanni Paolo II, a quasi 25 anni da quell’evento Bergoglio ha voluto santo Scalabrini pur in assenza di un secondo miracolo. “Lo avevamo chiesto al Papa: era favorevole, ma voleva andare avanti con un processo ordinario sostenuto dalla Chiesa, verificando che la devozione nei suoi confronti fosse diffusa e riconosciuta”, ha spiegato il postulatore padre Graziano Battistella, curatore della biografia “Scalabrini. Il santo dei migranti” appena pubblicata dalle Edizioni San Paolo, che “offre l’opportunità di acquisire una conoscenza sufficientemente completa di chi fosse come vescovo, fondatore e santo, soprattutto come padre dei migranti”. Sempre il postulatore ha ricordato come a sostegno della canonizzazione di Scalabrini siano arrivate in Vaticano “oltre 60 lettere postulatorie di cardinali e vescovi di tutto il mondo che attestavano la devozione diffusa e abbiamo preparato una positio in cui si presentava la santità del nostro fondatore e la sua attualità sul tema delle migrazioni. I primi responsabili della pastorale dei migranti sono i vescovi; quindi, lui ha dato i fondamenti della pastorale migratoria oggi. Il Papa vuole indicare un modello da seguire per i vescovi e per la Chiesa: sentiti i cardinali nel Concistoro del 27 agosto, dove tutti i porporati hanno risposto in modo positivo, ha comunicato la data della canonizzazione”.

Il vescovo di Piacenza “è stato un profeta antesignano: non voleva far mancare ai migranti la vicinanza spirituale e materiale e non voleva abbandonarli nella fede. Credeva che dove vi è il popolo, lì deve esserci anche la Chiesa”, ha ricordato mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Cei Migrantes, sottolineando che «questo impegno verso le persone in mobilità continua con le sue missionarie e missionari, con tutta la Chiesa. La grande stima, l’aiuto e anche lo scambio di consigli rendono intenso il rapporto fra Cei e famiglia scalabriniana non solo nei progetti sostenuti, ma in tutto il cammino di accoglienza per migranti, rifugiati e sfollati, perché il Regno di Dio si realizza con loro». Il santo, infatti, resta «fonte d’ispirazione non solo per gli istituti da lui fondati e ispirati, ma anche per le comunità cristiane e in campo internazionale», ha rimarcato padre Chiarello.

Anche suor Neusa de Fatima Mariano, brasiliana e superiora delle missionarie scalabriniane ha voluto ricordare il nuovo Santo: “Le sue risposte socio-pastorali hanno intercettato i tempi attuali. Uomo moderno e contemporaneo, ci ha lasciato in eredità un carisma per i tempi di oggi con il binomio a lui caro: fede e cultura. E lo spirito che anima la congregazione è quello di riconoscere e amare Cristo nella persona del migrante”.

La figura di San Giovanni Battista Scalabrini è molto conosciuta anche a Brescia. Per lunghi anni i suoi sacerdoti, infatti, si sono avvicendati nella cura della parrocchia della Stocchetta eletta a comunità di riferimento per i cattolici immigrati nel Bresciano, ma anche perché agli stessi, proprio in virtù del carisma del loro fondatore, è stata affidata sino a pochi anni fa la pastorale a favore dei migranti con figure come padre Bernardo Zonta, prima, e padre Mario Toffari poi.

REDAZIONE 10 ott 2022 07:52