Spirito e scienza nell'elezione di Leone XIV
La scelta del nuovo Papa è il risultato di un percorso costruito su fiducia e relazioni nel Collegio cardinalizio, accompagnato dalla guida dello Spirito Santo. Uno studio della Bocconi rivela come la centralità del cardinale Prevost nei dicasteri chiave, sostenuta da Papa Francesco, abbia preparato il terreno per il discernimento nel Conclave dell’8 maggio. Scienza e Spirito si sono trovati

L’8 maggio, la fumata bianca ha annunciato al mondo l'elezione di Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost. Il primo Papa statunitense della storia della Chiesa ha assunto il mandato dopo un Conclave segnato da preghiera e confronto, intrecciando dimensione spirituale e relazioni all'interno del Collegio cardinalizio. “Lo Spirito Santo non è una dittatura che si impone e che interviene dall’alto per indicare direttamente il nome del Papa, ma accompagna i cardinali nel discernimento”, spiega Giuseppe Soda, professore di teoria dell'organizzazione e analisi delle reti sociali alla Bocconi, richiamando le parole dell'allora cardinale Ratzinger in un'intervista con una televisione bavarese. Soda è autore, insieme ad Alessandro Iorio e Leonardo Rizzo, di uno studio che ha applicato l’analisi delle reti sociali (social network analysis) al Collegio cardinalizio. Il risultato è stato reso pubblico il 7 maggio e aveva previsto Prevost al primo posto tra le possibili scelte.”
Soda sottolinea come l’immagine di una Chiesa rigida e verticistica, spesso proposta dall’immaginario comune, sia riduttiva: “C’è una strana idea sulla Chiesa, si pensa che sia una piramide con Dio sopra e il Papa a seguire, fino ai parroci di campagna. In realtà, la Chiesa è molto più diffusa e orizzontale. Funziona attraverso un numero impressionante di organismi collettivi, dove il confronto e la collaborazione sono essenziali”. Le relazioni tra i cardinali – che si sviluppano attraverso incarichi condivisi, incontri e collaborazioni nei vari dicasteri – generano una rete di conoscenze che favorisce la nascita del consenso.
Secondo lo studio della Bocconi, sono tre le dimensioni che definiscono l’influenza di un cardinale: status, controllo informativo e capacità di coalizione. Tra queste, è stato soprattutto lo status a determinare l’emergenza di Prevost come figura papabile: “Leone XIV era al centro di molte reti, anche grazie alla fiducia che papa Francesco aveva riposto in lui, affidandogli incarichi chiave nel Dicastero dei vescovi”. Un percorso che ha contribuito a far sì che il cardinale statunitense crescesse in visibilità e riconoscimento, fino a divenire punto di riferimento nel Collegio. Per Soda, “lo status è quello teoricamente più fondato e quello che nei nostri studi si trova più spesso in altri contesti. Non misura solo il numero di connessioni di un cardinale, ma anche la qualità di queste connessioni, cioè se sono con persone influenti o centrali nel sistema”.
L’elezione di Leone XIV sembra aver dato ulteriore credito al modello di analisi della Bocconi. “La nostra non è stata una previsione, ma una lettura delle reti. Se avessimo applicato lo stesso metodo durante l’elezione di Papa Francesco, probabilmente non avremmo visto il suo nome emergere, perché era ai margini delle reti di potere ecclesiastico. Quando lui disse di venire ‘dalla fine del mondo’ era una frase letterale, anche dal punto di vista delle connessioni”, precisa Soda. Un’eccezione che, nel caso di Leone XIV, non si è ripetuta: “Il cardinale Prevost non era ai confini del mondo, era perfettamente integrato nel cuore del sistema ecclesiastico. In questo senso, si può dire che il Conclave ha riconosciuto un percorso già tracciato, un percorso di fiducia e relazioni consolidate”.
Lo Spirito soffia dove vuole, noi abbiamo solo cercato di capire come le reti umane possano facilitare o ostacolare il formarsi di un consenso. Le decisioni restano umane, ma protette da una guida superiore. Questo studio non è una predizione, ma un tentativo di leggere meglio la straordinaria complessità della Chiesa.
Foto Calvarese/Sir