lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Brescia
di REDAZIONE 18 apr 2025 06:15

Testimoni di Cristo in una terra martoriata

Ascolta

Si celebra oggi in tutta la Chiesa la giornata della Colletta per la Terra Santa. Le ragioni di questa iniziativa nelle parole di don Vincenzo Peroni alla Via Crucis cittadina dei giorni scorsi a Brescia

Come ogni anno, dal1974 nel giorno del Venerdì Santo per la Chiesa cattolica di rinnova l’appuntamento co la preghiera e la solidarietà nei confronti della Terra Santa. La colletta del Venerdì Santo, detta anche Colletta pro Locis Sanctis, trova origine nell’esortazione apostolica di san Paolo VI “Nobis in Animo” del marzo 1974. La Colletta è stata istituita con l’intento di rafforzare il legame fra i cristiani di tutto il mondo e i Luoghi Santi ed è una delle raccolte ufficiali della Chiesa cattolica.

Questa raccolta rappresenta la principale risorsa per sostenere le attività e la vita che si svolgono attorno ai Luoghi Santi. Le offerte raccolte dalle comunità parrocchiali e dai vescovi vengono trasferite, attraverso i commissari di Terra Santa, alla Custodia di Terra Santa. Questi fondi sono utilizzati per preservare i siti sacri e per sostenere le comunità cristiane locali, spesso definite le “pietre vive” di questa regione.

I territori che ricevono sostegno dalla Colletta includono quelli dove la Custodia è presente da secoli: Gerusalemme, Palestina, Israele, Giordania, Siria, Libano, Cipro; inoltre, Paesi dove sono presenti comunità cristiane orientali: Egitto, Eritrea, Etiopia, Iran, Iraq e Turchia.

Lo scorso 16 aprile, in occasione della Via Crucis cittadina presieduta dal vescovo Tremolada, don Vincenzo Peroni, in servizio pastorale a Gerusalemme presso la Custodia di Terra Santa, ha proposto ai presenti una riflessione sul significato più profondo della Colletta. 

“La sera in cui il Vescovo mi ha raggiunto telefonicamente a Gerusalemme per invitarmi a questa Via Crucis cittadina – ha affermato don Peroni - faceva da sottofondo al nostro dialogo il rumore di una delle tantissime manifestazioni che sin dall’inizio caratterizzano questi lunghi mesi della guerra esplosa dopo il 7 ottobre 2023.  Mons. Tremolada mi invitava per portare una testimonia sulla situazione che sta vivendo la Terra Santa”. Il sacerdote da tre anni a Gerusalemme ha invitato a guardare al dramma che si sta consumando nella terra di Gesù proprio con lo sguardo del Figlio di Dio dall’alto della croce, capace di trasformare la morte subita ingiustamente in sacrificio d’amore, per l’umanità e il mondo intero, uno sguardo addolorato per la durezza del cuore dell’uomo, per la presunzione di chi vuole decidere per conto suo, di chi compie cose inenarrabili affermando di farle in nome di Dio, profanandolo.” Questa cosa- ha proseguito - è successa esattamente nella croce di Gesù: gli uomini del tempo pensavano di fare una cosa nel nome di Dio e hanno ucciso il figlio di Dio. È successa tante altre volte nella storia, in modo nascosto o manifesto. Succede ancora oggi”

“Davanti alle drammatiche notizie che giungono dalla Terra Santa dalla mattina del 7 ottobre 2023 – ha continuato - non possiamo rimanere indifferenti come non lo sono i cristiani che vivono lì”.  I cristiani in Terra Santa sono solo l’1% della popolazione. “Verrebbe da dire – sono le domande poste da don Vincenzo Peroni - che ci stanno a fare? Che senso ha la loro presenza? Sono ininfluenti! Perché resistono? Cosa fanno?”. Con la loro presenza, ha ricordato, testimoniano la condivisione, la partecipazione al dolore di questo tempo. “Con le parrocchie, i santuari, le scuole cattoliche, gli ospedali da secoli, i cristiani di Terra Santa si occupano esattamente di questo: riaprire la vita alla speranza, curare nel nome di Gesù e con la sua grazia il cuore e la mente delle persone, particolarmente delle nuove generazioni, perché possano un giorno dedicarsi all’edificazione della civiltà dell’amore”. Il loro, ha continuato don Peroni, è un lavoro silenzioso, nascosto, quotidiano, spesso molto faticoso sostenuto dal sacrificio di uomini e donne che hanno donato generosamente la vita a Gesù nella Chiesa. “Ma, soprattutto, - sono ancora sue parole - cercano, attraverso l’annuncio del Vangelo, la celebrazione della liturgia nelle sue forme secolari e con il servizio di carità, di mostrare agli uomini e ai popoli con cui vivono che l’unica via che può far uscire dalla spirale della violenza è quella del perdono”. La Colletta e la preghiera del Venerdì Santo servono per far sentire i cristiani di Terra Santa non abbandonati nel loro lavoro e nella loro testimonianza tanto silenziosa quanto preziosa.

REDAZIONE 18 apr 2025 06:15

Ancora Nessun Commento

Scrivi un commento qui (minimo 3 caratteri)