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di GIULIANO CHIAPPARINI 16 dic 2016 09:38

Una nuova chiesa per la gente

Il 29 dicembre viene inaugurata da don Tarcisio Moreschi la parrocchiale di Jlenbula in Tanzania

“Il prete muratore” ne ha fatta un’altra! Il 29 dicembre verrà inaugurata la nuova parrocchiale di Jlenbula in Tanzania. Si tratta dell’ennesima realizzazione di don Tarcisio Moreschi, il sacerdote diocesano originario di Malonno, ma ormai trapiantato in Africa. Per l’inaugurazione ci sarà il vescovo di Njombe e i parrocchiani che hanno sostenuto il progetto. Da quando attorno al 2010 don Tarcisio è arrivato a Jlenbula subito si è lanciato nella costruzione di un ospedale a Ikelu, in attività dal 2012 e dotato di radiologia dal 2014, sale operatorie e autonomia energetica dal 2015; nel contempo era partito anche il cantiere per la chiesa, dato che il salone fino a quel momento adibito alle celebrazioni era piccolo e inadatto. La gente ha realizzato le parti murarie, mentre quelle più complesse e artisticamente significative sono arrivate dall’Italia. Su 900 mq di terreno della parrocchia è nata la nuova chiesa, i cui ultimi particolari sono in fase di completamento. Pronto il campanile con quattro campane fuse a Innsbruck grazie ai fondi raccolti dall’Associazione Pamoya, col supporto della Fondazione Comunità Bresciana, della Banca di Valle Camonica e del Gruppo Alpini di Giussano-Mariano Comense. Jlenbula sorge a circa 800 km dalla capitale Dar Es Salaam e fa capo a un territorio che conta circa 120mila abitanti.

La gente è povera, ma il nuovo edificio rappresenta il segno della volontà di essere comunità e l’appartenenza cristiana rappresenta il lievito che fa crescere molteplici iniziative: “Dopo aver portato a compimento anche il progetto chiesa, stiamo lavorando – anticipa con un pizzico di orgoglio Emilio Bianchi, presidente di ‘Pamoya’ – per supportare sempre meglio l’attività dell’ospedale di Ikelu, diventato indispensabile. Vorremmo far nascere un fondo ad hoc per aiutare i tanti bambini ustionati che muoiono perché i genitori non hanno i soldi per farli curare. In accordo con l’Università di Brescia dovremmo riuscire a garantire in ospedale la presenza di personale laureato. Dal Ministero degli Esteri dovrebbe arrivare il via libera per l’utilizzo di volontari del Servizio civile”.


GIULIANO CHIAPPARINI 16 dic 2016 09:38