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Brescia
di M.VENTURELLI 19 feb 2015 00:00

Verso scenari nuovi

Intervista all'eurodeputato bresciano Luigi Morgano: bilancio dei primi nove mesi di attività a Bruxelles, a servizio di un nuovo modello di Europa

Luigi Morgano, Pd, è l’unico bresciano eletto nel maggio dello scorso anno al parlamento europeo. Con 41.443 preferenze ha conquistato il 7° posto tra i più votati del Partito democratico nella circoscrizione Nord-Ovest. Nove mesi di attività a Bruxelles gli hanno consentito di conoscere dal di dentro istituzioni che con cui, da presidente dell’Adasm Fism e da direttore di sede della Cattolica di Brescia, aveva avuto modo di incrociare in passato. Sono stati mesi in cui ha potuto riscontrare da dentro il cambio di passo dell’Unione europea. “Anche grazie al semestre di presindenza italiana e alle modalità con cui si è giunti all’elezione di Juncker – afferma al proposito Morgano – l’Unione europea ha finalmente consentito che la politica ritornasse in possesso di quel primato a lungo sottrattole dalla burocrazia”, che in parole povere significa la fine della stagione del rigore a vantaggio dello sviluppo.

“Già dal giugno dello scorso anno – continua – abbiamo iniziato a parlare di utilizzo flessibile delle norme esistenti, di sviluppo invece che di austerità. Oggi tutti parlano di questi temi, Germania compresa”. Si tratta di passaggi che contribuiranno a alimentare quel sentimento europeista che in Italia, soprattutto negli ultimi anni, ha subito qualche battuta d’arresto? “Il nostro Paese paga un ritardo – è la risposta dell’eurodeputato – dovuto al fatto che per troppo tempo la politica nazionale, dopo avere trasferito deleghe e competenze in sede europea, si è disinteressata di come queste venivano gestite e dell’impatto che potevano avere sui singoli Stati membri”. Non sottovaluta, poi, il fatto che negli anni si sia puntato alla costruzione di una casa comune europea che avesse nell’economia uno dei pilastri più solidi, dimenticando l’aspirazione dei padri fondatori che puntavano all’edificazione di un’Europa degli Stati. “Molte di quelle intuizioni che avrebbero contribuito alla costruzione anche di una coscienza europea – è il parere di Morgano – sono rimaste sulla carta. Basti pensare al progetto di realizzare un unico esercito europeo che avrebbe comportato anche un’unica politica estera e di difesa. Nulla di questo è stato realizzato, perché sin da subito si verificò uno scontro con alcuni interessi particolari.

Tutto questo ha allontano la gente dalle istituzioni europee”. Il fatto che, almeno in Italia, la gente continui a considerare l’Europa più come limite che come opportunità è oggetto di attenzione fra gli eurodeputati? “Sì – è la risposta di Morgano –. Il tema è stato messo all’ordine del giorno dal recente semestre italiano. Lo stesso premier Renzi, nei due discorsi con cui ha aperto e chiuso il semestre ha preferito concentrare la sua attenzione su questi temi di fondo che non sulle singole iniziative, affidate a documenti messi agli atti del Parlamento europeo”. Certo, non sono temi di sola competenza del parlamento di Bruxelles. “Anche la Commissione e il consiglio dei capi di Stato o dei singoli governi – afferma ancora l’eurodeputato bresciano – devono prendere coscienza che il processo di costruzione definitiva di un’Europa unita deve passare anche dal coinvolgimento dei cittadini”.
M.VENTURELLI 19 feb 2015 00:00