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L'Aja
di GIANNI BORSA 26 giu 2025 07:13

Nato: cosa c'è oltre all'aumento della spesa?

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L’Alleanza atlantica supera la prova di un appuntamento delicato, nel bel mezzo della crisi ucraina e mediorientale. La dichiarazione finale prevede un forte aumento dei fondi per armamenti, eserciti e difesa fino al 5% dei rispettivi Pil. Dal testo emergono dubbi sul sostegno a Kiev e sulla condanna all'aggressione russa

Per i Paesi europei, Italia compresa, sarà un salasso. Ma le minacce russe e le nuove frontiere del terrorismo hanno convinto tutti (tranne il premier spagnolo Pedro Sanchez) a dire sì al progressivo innalzamento della spesa per la sicurezza. Del resto, il vertice Nata si è svolto all'Aja in un clima preoccupante e preoccupato, con il moltiplicarsi dei conflitti: dall’Ucraina al Medio Oriente, attraversando gran parte dell’Africa e varie regioni asiatiche. È altrettanto interessante verificare come la dichiarazione finale del summit presenti alcuni “silenzi”: “Gli alleati ribadiscono il loro impegno sovrano a fornire sostegno all'Ucraina”, si legge, ma non figura alcuna promessa per l’ingresso futuro dell’Ucraina nell'Alleanza Atlantica, tema che era emerso al precedente summit di Washington (anche se durante la conferenza stampa conclusiva Mark Rutte ha detto che nulla cambia rispetto alle decisioni passate, compreso il futuro dell’Ucraina nella’Nato). Un ulteriore silenzio si registra rispetto a precisi aiuti economici per sostenere Kiev: dai 40 miliardi dello scorso anno si passa ora a un generico “impegno sovrano”. Non va neppure trascurato un altro particolare, di non secondaria rilevanza: si è deciso quanto spendere, ma non "come" spendere. Semmai questo problema necessiterà di ulteriori confronti.

Il focus principale attorno al tavolo dell’Aia si giocava però sull’aumento dei fondi per la difesa, con l’impegno di arrivare al 5% sul Pil entro il 2035: è stata peraltro confermata l’ipotesi di stanziamenti per almeno il 3,5% del Pil in armamenti, mentre il restante 1,5% andrà alla “sicurezza” (cybersicurezza, infrastrutture e altre spese di vario genere, tutte da identificare e lasciate alle decisioni nazionali). Secondo Rutte gli investimenti per la sicurezza “porteranno grandi benefici economici, con il potenziale di creare milioni di posti di lavoro aggiuntivi”. “Le decisioni odierne renderanno la Nato più forte e più equa. Siamo insieme, impegnati per l’articolo 5: nessuno dovrebbe dubitare della nostra capacità e della nostra determinazione, se la nostra sicurezza dovesse essere messa a rischio”. L’articolo 5 del Trattato Nato prevede che, se un Paese membro subisce un attacco armato, gli altri membri dell’Alleanza devono intervenire secondo le misure che riterranno utili per andare in aiuto dell’alleato.

Per Rutte “il Presidente Trump è stato chiaro: l’America è impegnata nella Nato e lo ha ribadito anche oggi in termini inequivocabili”. Nessun disimpegno, quindi, dagli Usa (almeno stando alle ultime dichiarazioni di Trump, che in questi mesi ha più volte cambiato versione su vari e delicatissimi argomenti). “Allo stesso tempo” Trump “ha chiarito che l’America si aspetta che gli alleati europei e il Canada contribuiscano di più, ed è esattamente ciò che accade”, ha specificato Rutte.

Il presidente statunitense Donald Trump, al termine dei lavori ha affermato: “Penso che il vertice sia stato fantastico. È stato un grande successo”. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz parla a sua volta di “summit storico per la Nato, in cui tutti insieme abbiamo deciso di alzare nei prossimi anni la quota destinata alla difesa al 5%. E questo è un segnale di forza di fronte a tutti i nostri possibili avversari”. Secondo il premier britannico Keir Starmer il fatto di non aver condannato l’aggressione della Russia all’Ucraina non pregiudica l’apporto dell’Alleanza a a Kiev. Per il presidente francese Emmanuel Macron, "perseguendo il reinvestimento nella difesa, gli europei continuano a strutturare il pilastro europeo della Nato", tema caro allo stesso Macron. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni parla di “vertice importante per gli impegni assunti, impegni significativi e sostenibili”. Per poi aggiungere: “Non toglieremo nemmeno un euro dalle priorità del governo e dei cittadini italiani” per affrontare l’aumento delle spese per la difesa (per l’Italia si tratta di passare dall’attuale 1,5% circa del Pil appunto al 5%; conti alla mano, significa spendere più o meno ogni anno 145 miliardi per la difesa a fronte degli attuali 45). Fuori dal coro il premier spagnolo Pedro Sanchez, che comunque ha apposto la sua firma al testo finale: “Sarebbe stato un errore assoluto”, afferma, obbligare la Spagna a portare la spesa militare al 5%, confermando un impegno al 2,1%. “La Spagna è un Paese serio – ha aggiunto – che rispetta i propri impegni”. Ha poi ringraziato gli altri Stati membri per il “rispetto mostrato per la sovranità del Paese”. Ma Trump non ci sta e minaccia di raddoppiare i dazi agli iberici.

Foto Nato

GIANNI BORSA 26 giu 2025 07:13

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