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di + PIERANTONIO TREMOLADA 24 giu 2021 12:08

50 anni d'amore

l 2 luglio del 1971 nasceva Caritas Italiana, una realtà essenziale per la vita delle comunità

San Paolo VI ha precorso i tempi, ha avuto intuizioni straordinarie e ha avviato processi ancora in corso. Il 28 settembre del 1972 il Pontefice, in occasione del I incontro nazionale di studi delle Caritas diocesane, tiene un discorso che vale ancora oggi come una bussola per tutti. La Caritas è quel gruppo di persone che a nome di tutti si fa carico dei bisogni. Nel tempo, sul versante civile è maturata e cresciuta la consapevolezza delle necessità sociali. Fa parte, infatti, dei compiti di ogni amministrazione farsi carico dei problemi. E allora la Caritas non serve più? No, come diceva Paolo VI nel 1972, la Chiesa è, nella sua essenza, carità. Fornisce concretezza al comandamento di Gesù: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”.

L’amore ha due facce: la fraternità e il servizio. Il comando (“Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”) che troviamo nel Vangelo di Giovanni va affiancato all’altro comando (“Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare…”) del Vangelo di Matteo. Questo è il cristianesimo. La Chiesa davanti al mondo si presenta con il biglietto da visita della carità. Dobbiamo interrogarci continuamente sul significato della parola “caritas”. Cosa significa fare la carità? I volontari Caritas hanno una funzione pedagogica all’interno della Chiesa. C’è un aspetto spirituale che non si misura con cifre e bilanci ma con la capacità di sensibilizzare le persone. La Caritas consiste, quindi, in un messaggio spirituale che si lancia attraverso le attività che si compiono. La Caritas è un monito per le comunità cristiane: non esiste Chiesa senza la carità. Ma le opere dei volontari non esauriscono la missione di queste persone. La carità se è sincera scende necessariamente a gesti concreti di comunione con chi è nel bisogno.

Potremmo dire che lo sguardo e la parola che accompagnano il gesto sono più importanti del “sacchetto di pane”. Già nel 1972 Paolo VI esortava la Caritas a superare metodi empirici e imperfetti e a promuovere studi e ricerche per una migliore conoscenza del territorio e delle sue fragilità. C’è bisogno, scriveva, di una moderna concezione dell’assistenza. I diversi soggetti che si dedicano all’aiuto, a maggior ragione nelle nostre comunità, devono operare insieme, superando individualismi e antagonismi. Esaltare se stessi è il miglior modo per distruggere quello che si sta portando avanti. Infine, le necessità del nostro Paese non devono, però, impedirci di aprire i cuori a chi è più lontano.

+ PIERANTONIO TREMOLADA 24 giu 2021 12:08