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Brescia
di CARMINE TRECROCI 06 nov 2025 08:12

Ambiente e libero mercato

La crescita economica infinita è possibile in un pianeta con risorse finite? Questo interrogativo divide aspramente società e politica, ma anche gli economisti. La professione è stata a lungo dominata da approcci e impianti teorici radicati in una visione elegante quanto astratta del mondo, ispirata alla razionalità perfetta degli individui, l’efficienza dei mercati, concorrenza e inesistenza di asimmetrie e frizioni. In quel mondo rarefatto, il valore delle risorse naturali e del lavoro viene precisamente quotato su mercati perfetti e completi; quindi, se una o più risorse diventano scarse, l’inevitabile aumento dei loro prezzi stimola l’innovazione o la loro sostituzione con alternative meno costose e più efficienti. Quindi, la crescita economica non è incompatibile con la scarsità delle risorse, comprese quelle naturali.

Tutto fantastico, tranne per il fatto che si tratta di un caso particolarmente complesso di allucinazione, o di autosuggestione. La realtà svelata dall’analisi economica più recente è che i mercati sono tutt’altro che efficienti e anche gli agenti economici appaiono caratterizzati da chiari limiti di razionalità. I prezzi, solo raramente, riflettono il valore intrinseco di lavoro e risorse, che non sono scambiati in mercati completi, formali o informali che siano. I prezzi sono influenzati da molte distorsioni ed esternalità, che impediscono loro di riflettere adeguatamente il valore economico reale dei beni e dei servizi. Oggi sappiamo che i mercati non riescono ad esercitare le importantissime funzioni di segnalazione e di allocazione efficiente delle risorse che assegnavamo loro. Tante attività umane finiscono con il comportare danni, come il degrado irreversibile delle risorse naturali, la distruzione dello strato di ozono della Terra, o come quelle che, tutt’ora, minacciano seriamente biodiversità e stabilità climatica.

Il poderoso sviluppo industriale degli ultimi due secoli e mezzo è stato reso possibile da un sistema energetico, quello dei combustibili fossili, che ha prosperato nonostante la sua inefficienza e nocività: quasi due terzi dell’energia prodotta non si trasforma in energia utilizzabile. Ci sono innumerevoli altri esempi di come il “libero mercato” non tenga conto della finitezza e fragilità del capitale naturale. La teoria economica, trasformata da studiosi come Nicholas Stern, Elinor Ostrom, Partha Dasgupta, è uno degli strumenti più potenti per studiare e superare le contraddizioni del nostro tempo. Ovviamente sta alla società e alla politica darle ascolto, oppure continuare a cercare alibi in modelli platealmente smentiti dall’evidenza.


@Foto UE/SIR

CARMINE TRECROCI 06 nov 2025 08:12