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di PAOLA ZINI 08 giu 2023 09:21

Basta violenza!

I fatti di cronaca di questi giorni ci portano a dire a gran voce: stop alla violenza sulle donne! Troppo spesso assistiamo a uccisioni di donne da parte di mariti, conviventi, fidanzati, amanti, partner, ex partner, ma anche padri e fratelli. Il femminicidio si riferisce alla natura specifica di un crimine violento contro la vita di una donna da parte di un uomo. Il femminicidio ha radici profonde nel passato, in cui le donne non erano libere di esprimersi, di parlare apertamente ed erano considerate solo come madri o come oggetti sessuali degli uomini.

Ma, purtroppo, tale fenomeno non fa parte solo del passato, i numeri della violenza contro le donne, infatti, parlano chiaro: nel mondo la violenza contro le donne interessa 1 donna su 3; in Italia i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Come educatori questo fenomeno ci interpella e ci sprona a domandarci come poter contrastare questi comportamenti violenti. Certamente una prima indicazione può essere quella di dare il giusto nome a questi eventi: troppo spesso, infatti, le stragi di violenza maschile sulle donne vengono descritte come “omicidio passionale”, “raptus”, “gelosia”, quasi a rappresentare il bisogno di giustificare qualcosa di mostruoso.

Oltre a ciò, è necessario comprendere che la prevenzione parte dall’educazione vissuta e respirata in famiglia, a scuola, nei diversi contesti di vita, in cui l’uomo e la donna sono considerati valore in quanto persone. È necessario, dunque, definire e promuovere approcci educativi che esprimano ed incarnino il rispetto come diritto di ognuno, a prescindere dal proprio genere. Al centro c’è il tema della relazione positiva e simmetrica tra i sessi. Già dall’infanzia è importante lavorare con i bambini per esplorare, identificare e mettere in discussione modelli di relazione basati su stereotipi di genere e sulla minimizzazione della violenza. L’educazione di genere si connota, dunque, come una educazione vissuta nella quotidianità, fatta di impegno perché sin da bambini i maschi siano portati a rispettare le loro amiche e compagne. È una educazione che parte da ognuno di noi: iniziamo, quindi, con il non tollerare più immagini offensive, battute, parole inappropriate quando si parla di donne; iniziamo a non lasciar passare nessun commento o atteggiamento di possesso da parte di un bambino, ragazzo, adulto nei confronti di una bambina, ragazza, donna.

PAOLA ZINI 08 giu 2023 09:21