Chiese chiuse e l'apertura ottimistica al futuro

Mai come durante i pontificati di Benedetto XVI e Francesco si sono prodotte opere, prettamente divulgative, per leggere l’attuale situazione della Chiesa e soprattutto la sua significanza nel futuro. Alcuni autori arrivano a porre pure la radicale domanda, del resto non nuova: siamo al tramonto del cristianesimo o in una fase critica che porta nel grembo una nuova aurora?
In questo panorama un posto singolare può essere assegnato al volume “Chiese chiuse”, edito da Einaudi nella collana “Le Vele”. Autore è un nome noto fra gli storici dell’arte, Tomaso Montanari (nella foto), Rettore della Università per Stranieri di Siena. Si tratta di poco più di 140 pagine preziose che hanno il pregio della documentazione, della attualità e, alla fine, della sorprendente apertura ottimista al futuro, secondo la linea richiamata recentemente da Papa Francesco ai giovani universitari della Cattolica nella celebrazione del centenario dell’Ateneo: bisogna essere fedeli alla tradizione senza essere conservatori. L’autore prende le mosse da un dato di fatto, prettamente europeo, ma anche con qualche esempio oltre oceano: migliaia di chiese sono chiuse, per ragioni diverse. Inaccessibili diventano luoghi di degrado, sono depredate oppure destinate ad altri usi non sempre in sintonia con le ragioni delle loro origini e funzioni.
Giustamente Montanari si chiede, più di una volta, se la legge del mercato non abbia fatto breccia anche nel grande mondo degli antichi edifici di culto. Questo dato di fatto induce l’autore a riconsiderare, attraverso i secoli, il significato che hanno assunto le antiche chiese nella nostra storia e nella nostra cultura. E approda ad una considerazione non scontata: le chiese non sono proprietà privata ma appartengono alla storia di un popolo. Per questo attorno al loro destino deve esserci un continuo dialogo fra Chiesa, Stato e Istituzioni. Una collaborazione che deve essere un continuo miglioramento delle prassi legislative che hanno, dal Concordato in poi, determinato un incancellabile rapporto.
Ma quando si parla di chiese non si parla solo di arte, storia, cultura. Si chiama in causa il Vangelo che è molto chiaro al proposito: il vero tempio è Cristo Signore. La chiesa in muratura è relativa alla Chiesa di pietre vive. E questa prospettiva ribalta la tendenza a voler salvaguardare ad ogni costo luoghi antichi per la loro significanza. Si tratta, piuttosto, di comprendere che proprio per un cristianesimo vivo, legato alla quotidiana esistenza servono luoghi non commerciali ma segnati dal silenzio, dalla gratuità e dalla bellezza. Luoghi dove, con o senza il culto, si può accedere per imparare a vivere in altro modo, non sotto la dittatura del presente e del profitto, ma sotto la grazia. Sono pagine ardenti che possono anche, col dovuto sapiente passaggio dall’aspetto artistico a quello pastorale, illuminare nel non facile discernimento sul futuro della Chiesa.

2 Commenti
Purtroppo molte chiese, anche nel bresciano, sono chiuse e si motiva il fatto con la penuria dei sacerdoti. Accanto alla chiesa chiusa si chiude anche la canonica. Che peccato che chiese e canoniche finiscano nel degrado. Nelle erette ed erigende 'Unità Pastorali' non è che tutti i sacerdoti non siano veramente coinvolti come pure i numerosi laici, e tra questi molti professionisti , che ben valorizzerebbero questi patrimoni abbandonati, ricchi di fede e di cultura?
Concordo con l'importanza di preservare questi luoghi come oasi contro il dilagante consumismo, come memoria della fede e del sacrificio dei padri, come testimonianza delle nostre radici e per il rispetto della bellezza. Questi luoghi non sono di proprietà dei preti, anche se ne hanno la responsabilità giuridica. Non ne spetta esclusivamente a loro la tutela: possono tuttavia farsi carico di far crescere, e non far raffreddare, nei laici, una passione per questi ed altri patrimoni .