Coerenza e concretezza per il bene di tutti

Dodici anni fa, nel 2013, il mondo viveva nella lunga e profonda catena di sofferenze scaturita dalla crisi economico-finanziaria del decennio precedente. Disoccupazione elevata, tagli ai bilanci pubblici e convulsioni nei prezzi delle materie prime dispiegavano tragedie e tensioni sociali in quasi tutti i Paesi, con particolare crudeltà in quelli poveri. Le guerre si moltiplicavano, mentre nei Paesi ricchi montava già una disgraziata spinta all’individualismo e alla disgregazione della società, alimentata da diseguaglianze e precarietà.
Parallelamente, aumentava la consapevolezza che, come la scienza ci diceva da decenni, le attività umane stavano accelerando il degrado dell’ecosistema e compromettendo la stabilità climatica del pianeta. Le Nazioni Unite rilanciavano la soluzione multilaterale a queste e altre sfide per il bene dell’umanità in un ambizioso programma globale per lo sviluppo sostenibile, che vedrà la luce due anni dopo con il nome di “Agenda 2030”. La radice sociale ed economica degli squilibri, così come la natura trasversale e integrata delle loro soluzioni, veniva esplicitamente riconosciuta, chiedendo ai governi di produrre sforzi straordinari e coerenti. Che non si videro.
Poi venne Francesco. Mite, ma caparbia e appassionata, la voce di un Pontefice contro povertà, violenza e ingiustizie non era mai stata così potente, intensa e convincente. Negli appelli come nelle coraggiose Encicliche, le sue parole identificavano con una chiarezza esemplare la genesi strutturale e globale dei conflitti e le loro interdipendenze, così come le responsabilità delle classi dirigenti e i limiti della tecnocrazia. Una società più giusta passa per una rifondazione dell’economia su basi più eque e responsabili, correggendo distorsioni e fallimenti del mercato. Lucidissimo nel denunciare inerzie e tatticismi di parte della politica, ne ha messo a nudo le compiacenze nei confronti dei complessi finanziari e industriali. La forza olistica della “sua” ecologia integrale offre alla piattaforma laica degli SDGs un indispensabile afflato universale di speranza. Bergoglio continuerà a lottare insieme a noi.
La crisi ecologica è il volto ambientale di conflitti economici che traggono profitto anche dalla devastazione delle risorse naturali e dagli affari della “terza guerra mondiale a pezzi”. Gli impatti catastrofici del cambiamento climatico impongono costi giganteschi per generazioni e la generazione attuale non sta affrontando la questione con la dovuta incisività. L’attuazione dei “Goals 2030” attraversa una fase di regressione, che sta allontanando le mete più importanti.
Dopo l’iniziale adesione di massima a quegli obiettivi siamo chiamati ad intensificare la cooperazione multilaterale e gli sforzi per la realizzazione di profonde trasformazioni, in grado, per esempio, di accelerare la riduzione delle emissioni, rilanciare l’innovatività e la sostenibilità del sistema economico e promuovere l’inclusività della società. Questi sforzi, in alcuni ambiti, appaiono insufficienti; per altri vengono messi in discussione dalle diverse varianti del trumpismo, anche italiane. Il nuovo Pontefice interpreterà correttamente i bisogni del mondo se saprà fare due cose.
Primo, continuare ad offrire alle persone e alle comunità la solidità e la lucidità della testimonianza di Francesco, in diretto contrasto con il caos tecno-feudale e l’egoismo che stanno uccidendo le società. Il megalomane al governo della più letale potenza militare ed economica è solo il tratto più appariscente della deriva della modernità, riconosciuta da Marcuse, Bauman e anche da Bergoglio.
Secondo, ci aspettiamo che il prossimo Papa formuli un forte richiamo alla coerenza e alla concretezza. Come ci urlano l’ambiente e le stragi delle guerre in corso, non basta più che la sostenibilità sia una tinta di moda per imprese e decisori pubblici. Servono sia un’azione pubblica prioritariamente orientata all’inclusione e al rispetto dei diritti, al contrasto delle discriminazioni e delle disuguaglianze economiche, sociali e territoriali, sia nuove politiche industriali, che accelerino la decarbonizzazione, predisponendo piani credibili di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici e incentivando comportamenti responsabili di imprese e individui. Serve che si passi a cambiamenti reali e immediati, a scelte conseguenti dei governi delle imprese e dei singoli, allineate con la realtà delle mille crisi che stiamo vivendo. “Il mondo cambia solo se noi cambiamo” di Francesco.
(Foto Agensir)
