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di ALBERTO CAMPOLEONI 11 set 2025 08:33

Cultura del rispetto

Rispetto. Sembra, questa, la nuova parola d’ordine per il mondo della scuola. Il ministro Valditara si è pronunciato a più riprese in questa direzione e solo pochi giorni fa è tornato a dire con chiarezza: “Nella scuola italiana il rispetto per la persona e per le istituzioni è imprescindibile”. Lo ha fatto a margine dell’approvazione definita, da parte del Consiglio dei ministri, dei regolamenti che riformano il voto di condotta e la disciplina della valutazione degli studenti della scuola secondaria. “È un segnale forte e chiaro – ha sottolineato –. Con questa riforma, il voto di condotta torna a essere un importante strumento educativo”. In effetti, è una buona cosa continuare a mettere sotto i riflettori l’esigenza di puntare – nelle scuole italiane – su valori che sono parte integrante della nostra Costituzione. Valori che, forse, la società contemporanea rischia di mettere in secondo piano.

Tuttavia non va dimenticato che l’impegno degli istituti scolastici è da sempre forte nella ricerca di relazioni sane e rispettose. La centralità degli alunni e della persona in generale è un mantra che si ripete da decenni. Una conferma dell’attenzione delle scuole viene sempre dal Ministero e riguarda il tema del rispetto verso le donne, reso attuale dal moltiplicarsi dei femminicidi. Lo stesso Valditara, riferendo al Senato sul monitoraggio nazionale avviato a fine 2024 (con un questionario a 4.000 scuole) sulle misure di prevenzione dei femminicidi in età adolescenziale, ha confermato l’adesione massiccia delle scuole ai progetti di educazione al rispetto, con il coinvolgimento di circa un milione di studenti.

Circa il 95% delle scuole – ha spiegato Valditara – ha attivato “iniziative specifiche” per prevenire la violenza di genere e, nel 90% dei casi, le attività sono state svolte in orario curricolare. Non solo: il sondaggio condotto tra i docenti coinvolti nei progetti ha fornito riscontri positivi, con una modificazione in positivo nei comportamenti dei soggetti coinvolti rilevata nel 70% dei casi. Insomma, le scuole ce la stanno mettendo tutta. Ma questo dato, sicuramente importante, non fa altro che accendere i riflettori su un’altra questione scottante: dove sono le “falle” alla cultura del rispetto? Inevitabilmente viene da riflettere sull’impegno delle tante agenzie educative, in primis le famiglie. La scuola da sola non può affrontare la complessità dell’educazione. Occorre ripensare ruolo e impegni dei genitori. Quali aiuti offrire alle famiglie? Come promuovere un’azione concordata che promuova atteggiamenti e modi di pensare orientati ai valori nell’ambito di una concreta “comunità educante”? Su questo c’è ancora da lavorare.

ALBERTO CAMPOLEONI 11 set 2025 08:33