lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
di GIORGIO BERETTA 10 dic 2025 16:37

Disarmante e disarmata

Un documento inaspettato. E scomodo. Che diversi politici cattolici hanno preferito non commentare mentre altri hanno cercato di ridurre al rango dell’eterno dilemma tra fede e politica. “È una questione vecchia come la storia della Chiesa”, ha detto Pier Ferdinando Casini (PD) aggiungendo “Non siamo preti, ma laici”. Gli ha fatto eco Maurizio Gasparri (Forza Italia) “Che altro dovrebbe dire la Cei? Ognuno fa il suo mestiere”. Il punto è proprio questo. La Nota pastorale della Conferenza Episcopale italiana dal titolo “Educare a una pace disarmata e disarmante”, approvata dall’Assemblea generale ad Assisi lo scorso 19 novembre, chiede alla politica di “fare il suo mestiere”. “Se la pace nella giustizia è affidata agli esseri umani, essa è soprattutto primo compito della politica”, si legge nell’introduzione. Ai vescovi non sfugge la complessità della situazione attuale che vede riproporsi “un’atroce centralità della guerra, anche in aree a noi prossime, come l’Europa dell’Est e il Mediterraneo”. E sono consapevoli che “è cresciuto il livello di conflittualità tra le grandi potenze del pianeta, facendo persino balenare talvolta il rischio di escalation nucleare”.

Ma “la radicalità dell’annuncio evangelico va presa sul serio”: “la chiamata a essere operatori di pace deve farsi storia e vita delle comunità”. È proprio sulle proposte di tipo politico che i vescovi mostrano chiara radicalità. “Le necessità della difesa non devono diventare occasione per contribuire al riarmo globale di questi anni, distraendo risorse dalla costruzione di una comunità più umana”, ammoniscono. Riguardo alla produzione e al commercio di armi chiedono “un rinnovato impegno internazionale per il controllo degli armamenti” da promuovere anche a livello di Unione Europea”. Ma soprattutto rilanciano l’obiezione di coscienza e il servizio civile per una difesa non militare: “Un servizio civile obbligatorio per ogni giovane, come momento che accompagna la maturità politica della maggiore età con quella civile e morale”. Di più: la Cei evoca anche l’obiezione bancaria per indicare il disinvestimento dai quei soggetti finanziari coinvolti nelle dinamiche di guerra e l’obiezione professionale come “gesto di chi rifiuta di mettere le proprie competenze professionali e lavorative a servizio di aziende orientate alla produzione di armi”. Non manca l’impegno a rivedere il tema dei cappellani militari per “prospettare forme di presenza meno direttamente legate a un’appartenenza alla struttura militare”. Insomma per i vescovi italiani la pace deve essere “disarmata e disarmante”. Anche, anzi soprattutto, per chi opera in politica.

GIORGIO BERETTA 10 dic 2025 16:37