lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
di ADRIANA POZZI 17 set 2015 00:00

Ecumenismo: verso un incontro atteso

Stanno maturando le condizioni perché papa Francesco e il Patriarca russo Kirill possano incontrarsi

Probabilmente ai più è sfuggita un’intervista, rilasciata all’inizio dell’estate dal metropolita di Mosca Hilarion, in cui ha fatto balenare la possibilità di un incontro tra papa Francesco e il Patriarca russo Kirill, forse in un Paese neutrale, che non sia né l’Italia né la Russia. Sarebbe un evento di grande rilievo e di importanza capitale nel cammino ecumenico, perché, mentre i rapporti con il mondo ortodosso greco e in particolare con il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo sono molto cordiali e vivi, quelli con l’ortodossia russa sono più cauti e prudenti.

Già Giovanni Paolo II aveva espresso il desiderio appassionato di andare a Mosca e nel 1997 sembrò che si fosse vicini a un incontro con il Patriarca di allora, Alexei II, ma poi tutto saltò. Ora sembra invece che qualcosa si stia muovendo e certamente questo non può che giovare alla causa ecumenica. Il Patriarcato di Mosca, infatti, ha sempre temuto molto il proselitismo e, più in generale, la forte connotazione “occidentale” del mondo cattolico, cosa che ha rallentato, se non talvolta fermato, il dialogo, rendendo difficili i rapporti e i contatti. D’altra parte, il legame, a volte troppo stretto, del Patriarcato di Mosca con il Cremlino e con la sua linea politica, soprattutto in materia di rispetto dei diritti umani, ha sempre pesato nelle relazioni tra il mondo cattolico e quello ortodosso. Ma il pontificato di papa Francesco potrebbe, ancora una volta, sparigliare le carte. In primo luogo perché papa Bergoglio non è né europeo né eurocentrico e quindi le categorie europee di analisi e comprensione dei fatti non sono più le uniche e in secondo luogo perché la forte e continua denuncia del Papa contro il secolarismo e l’indifferenza, mali tipicamente occidentali, hanno eco positiva presso le chiese orientali. Inoltre la Russia si è molto esposta nella difesa dei cristiani perseguitati in Medio Oriente e, al di là delle questioni strategiche e di equilibri politici che non interessano in questa sede, si tratta di un fattore importante.

Ecco perché forse sono maturi i tempi perché si costruiscano i presupposti che portino a un incontro tra Roma e Mosca, non importa dove. L’importante è “chi” si incontra e che lo Spirito che li guida li porti, oltre ad approfondire la conoscenza e la stima reciproche, a superare la lunga incomprensione e i pregiudizi che hanno creato una separazione che dura da troppo tempo.
ADRIANA POZZI 17 set 2015 00:00