Faro di umanità

Quando muore un Papa, inizia l’appropriazione delle sue parole e dei suoi pensieri. I 12 anni di Pontificato passeranno alla storia per alcuni elementi di continuità e di rottura. Di continuità perché Francesco si è inserito nella storia millenaria della Chiesa: da Giovanni XXIII e da Paolo VI ha recuperato l’attenzione per lo sviluppo dei popoli e per la pace, da Giovanni Paolo II la fermezza sul valore della vita dall’inizio alla fine contro la cultura dello scarto e da Benedetto XVI l’importanza della preghiera. Sono solo alcune caratteristiche dei successori di Pietro che non ne esauriscono le qualità. È stato altresì un uomo di rottura perché ha ricordato l’universalità della Chiesa. Ha aperto orizzonti nuovi e, con lungimiranza, ha risvegliato le coscienze, invocando il rispetto della casa comune, urlando contro l’economia che uccide, contro la globalizzazione dell’indifferenza e contro la corsa al riarmo, profetizzando la terza guerra mondiale a pezzetti. Il Papa venuto dai confini del mondo è stato un faro di umanità in un mondo sempre più disumano. A noi il compito di raccogliere i suoi insegnamenti, di fare tesoro dei suoi gesti di tenerezza e di testimoniare la bellezza del Vangelo in dialogo, come sottolineerebbe Paolo VI, “con il mondo contemporaneo”.
