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15 ott 2015 00:00

In politica il meglio è nemico del bene

Si sa, la politica è fatta di compromessi. È un dato di realtà visibile a tutti. Ci possono essere valori imprescindibili come la dignità della persona umana e il bene comune. L'editoriale del n° 38 di Voce è di don Adriano Bianchi

Si sa, la politica è fatta di compromessi. È un dato di realtà visibile a tutti. Ci possono essere valori imprescindibili come la dignità della persona umana e il bene comune che ispirano l’azione politica, ma poi si fanno i conti coi voti, con le maggioranze, con le regole della democrazia e delle istituzioni. Il compromesso è parte in causa. La speranza è che non lo si giochi al ribasso, ma verso il meglio. Veniamo da giorni caldi e, in qualche modo, storici. L’approvazione al Senato della riforma costituzionale segna un’epoca ed è stata vissuta come passaggio teso e delicato.

La riforma è passata. Qualcosa si è mosso. Non è appunto la riforma migliore, non è la più condivisa, ma ha una maggioranza e viene dopo oltre 30 anni di discussioni su ciò che era il meglio da fare. Avrà forse generato più scontenti che soddisfatti nel Paese, ma ha i voti in parlamento e questo in democrazia è ciò che conta. Capiterà così anche con altre riforme? Probabilmente sì. È già accaduto con la legge elettorale (dopo anni di polemiche e sentenze della Consulta), per la buona scuola, per la pubblica amministrazione. Succederà di certo anche per la legge delle unioni civili, banco di prova e di coscienza per i parlamentari cattolici. Passerà? Sicuro. Magari sarà riveduta, corretta. Non sarà la migliore, ma passerà, e presto. Volenti o nolenti questa è la cifra di novità impressa dall’esecutivo Renzi. La determinazione, a volte supponente e arrogante, del premier porta a casa, in 18 mesi di governo, risultati che altri prima di lui non hanno conseguito. Qualcuno dirà: “Era meglio non fare le riforme”, ma “il meglio − dico io − è nemico del bene”.

Nessuna riforma è eterna e, fortunatamente, la politica e la vita dello Stato non devono rispondere a dogmi assoluti. Giustamente si è detto che se le riforme non funzioneranno si potrà metterci mano in qualsiasi momento: tra un anno, due anni, da un altro governo, con un’altra maggioranza? Perché no. Staremo a vedere e se ci sarà la volontà politica e la stessa determinazione si farà ancora meglio. Intanto è più conveniente andare avanti.
15 ott 2015 00:00