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di DINO CAPRA 02 apr 2015 00:00

Inri, Isis: il futuro è Dio

Una riflessione su due sigle e il rispettivo significato

Due sigle di drammatica attualità anche se non è scontato che se ne conosca il significato per il nostro presente e, soprattutto, il nostro futuro. Il popolo cristiano nei prossimi giorni celebrerà la Pasqua: passerà sotto la croce del Cristo, sulla quale Ponzio Pilato aveva fatto porre il cartello che aveva scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”, per celebrare la fede del proprio battesimo: la vita divina data per sconfiggere la morte, la misericordia del Padre che trionfa del peccato e della sua potenza distruttiva, “la ricerca sincera della pace che estingue le contese, l’amore che vince l’odio, la vendetta che è disarmata dal perdono”.

Isis, iniziali nella lingua inglese di “Stato islamico di Iraq e Siria”, più brevemente Is “Stato Islamico”, versione odierna di un fenomeno antichissimo nella storia delle relazioni tra il nostro mondo occidentale e il suo vicino, il medio oriente: il ricorrente e mai spento espansionismo islamico, fenomeno che ha il suo esatto corrispettivo in un altro espansionismo, spirituale, culturale, economico: quello occidentale. La storia, maestra di vita purtroppo inascoltata, ci documenta abbondantemente e con impietosa imparzialità le vicende alterne di questi flussi storici, in mezzo ai quali si colloca, misterioso, il destino di Israele, polverizzato nella grande diaspora del Primo secolo dell’era volgare e divenuto per certi aspetti lievito di quella cultura giudaico cristiana sulla quale si fonda la storia del mondo occidentale. Un mondo oggi disorientato ed impaurito di fronte alla furia omicida dell’Isis di turno, califfato interprete della logica del morire pur di far morire quanti più nemici è possibile, indifferente e incredulo in Gesù crocifisso, Inri, sovrano mite, instauratore della sapienza nuova del dare la propria vita non solo per la propria nazione, ma anche per radunare insieme nell’unità i figli dispersi di Dio, erranti in un mondo che si è ridotto ad avere paura ad immaginarsi il proprio futuro.

Due realtà tra loro apparentemente estranee e contrapposte, in realtà destinate a rimanere inseparabili, a cercarsi come due fratelli che hanno smarrito la memoria delle proprie origini e della propria storia. Se Inri non sarà ancora una volta tradito dal suo popolo, una volta innalzato sulla croce attirerà a sé i vari Isis che di epoca in epoca dovranno arrendersi alla mite sapienza nuova: non è il nemico da abbattere, ma l’inimicizia. Perché questo è ciò che Dio vuole, il Dio unico, il Dio di tutti, Dio di un futuro che non fa paura a nessuno.
DINO CAPRA 02 apr 2015 00:00