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Roma
di FRANCESCO PROVINCIALI 17 feb 2025 16:52

L'Europa e l'Ucraina sotto scacco

Finora solo il figlio di Musk, nell’innocenza dei suoi 4 anni, ha apostrofato duramente Trump proprio nella stanza ovale della Casa Bianca: “Chiudi il becco. Non sei tu il Presidente”. Magari avrà ripetuto parole ascoltate a casa, il video è virale in rete e smorza ironicamente il clima raggelante che avvolge ben altri discorsi che circolano in questi giorni tra potenti e soccombenti della Terra. A cominciare da quello del vice Presidente J.D. Vance alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, che ha spinto l’Europa nell’angolo dell’irrilevanza, dopo averla ben bene schiaffeggiata. Un missus dominicus assai istruito che di suo ci ha messo una tracotanza non da poco. Per continuare con Marco Rubio, Segretario di Stato che ha contattato il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov per mantenere aperti i contatti (“dialogo con rispetto”) avviati con la telefonata tra il tycoon e Putin, o in modo ancor più eloquente con l’affermazione perentoria dell'inviato speciale di Donald Trump per l'Ucraina Keith Kellogg : “L’ Europa sarà consultata ma non siederà al tavolo dei colloqui di pace sull'Ucraina” precisando di appartenere alla "scuola del realismo e che ciò non accadrà", come riporta il Guardian. “Potrebbe essere come il gesso sulla lavagna, potrebbe irritare un po', ma sono molto onesto", ha detto alla conferenza sulla sicurezza.

Monaco 1938, 2007 e 2025: tra tappe nella Storia che hanno avuto e avranno pesi e contrappesi commisurati ai tempi. Nel 1938 venne firmato l'accordo in base al quale il governo di Praga avrebbe ceduto alla Germania la zona dei Sudeti: “ma Hitler non si fermerà. Occuperà l'intera Cecoslovacchia e poi la Polonia, provocando lo scoppio della Seconda guerra mondiale”. (come si legge nell’Archivio Storico del Quirinale). E’ dunque pertinente l’osservazione comparativa di Mattarella, stigmatizzata in modo offensivo come ‘blasfema’ dalla portavoce di Lavrov Marija Vladimirovna Zacharova: un’affermazione gratuita che non merita risposta.

Nel 2007 fu la volta di Putin che alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco tenne un discorso passato ai posteri come “strappo definitivo con l’Occidente”. Attaccò il «mondo unipolare», governato dagli Usa dopo il crollo dell’Urss, «un mondo — disse — con un unico padrone, un unico sovrano», e denunciò l’allargamento a Est della Nato. Un tema molto caro al dittatore russo - usato tra l’altro per avviare l’operazione militare speciale il 24 febbraio 2022- che in questi tre anni di devastazione dell’Ucraina ha trovato proseliti tra i filoputiniani e i detrattori della NATO: stupisce non poco che questa teoria della provocazione occidentale sia stata alimentata in modo speculare tanto dalla destra quanto dalla sinistra italiana, tra negazionisti, intellettualoidi, spartigiani, giornalisti e giornalai. La Storia si ripete oggi con la Conferenza di Monaco testé conclusasi che avvierà incontri e trattative a Riad tra i due primattori Trump e Putin attraverso le loro delegazioni e quella ucraina (se ci sarà), con esclusione di tutti gli altri. Una strategia di consultazioni che vorrebbe preludere ad un accordo a due, ignorando da un lato l’alleanza tra USA ed Europa che è stato il puntello che ha sorretto la tenuta delle democrazie nel mondo (come mi ricorda con ragione il Prof. Vittorio E. Parsi) dall’altra – con l’avvallo del contraente americano che ci aggiunge le sue, leggasi “terre rare”– con la considerazione dell’invasore russo e delle sue pretese senza tener conto delle ragioni dell’Ucraina, martoriata, umiliata, derubata (persino dei bambini), bombardata, provocata, aggredita. Ed è oserei dire sconvolgente che sia Trump ad anticipare la possibilità di un cambio al vertice a Kyiv (tramite il solito trucco delle elezioni farsa) non escludendo che un domani (o presto) l’Ucraina diventi parte integrante del territorio russo.

Donald Trump va avanti per conto suo e in fretta, senza gli europei, per mettere fine al conflitto tra Russia e Ucraina come se fosse una faccenda considerabile alla stregua della politica dei dazi, un fatto meramente commerciale. Subito dopo le elezioni americane in molti hanno accentuato lo spirito di pragmatismo che le ha condizionate, anche nell’esito. Gli USA restano per ora nell’orbita occidentale: è da vedere fino a quando potranno essere definiti alleati. Trump evoca il ritorno di Mosca nel G7 ma preclude l’ingresso di Kyiv nella Nato. Si gioca le relazioni internazionali con le tagliole dei dazi e una politica protezionista e isolazionista che non ha mai pagato nel passato americano. Vuole essere il dominus delle partite aperte e distribuire le carte. Intanto Starmer, Macron, Scholz, Tusk e Meloni tentano di ricucire rapporti positivi con la Casa Bianca, mentre Mario Draghi sul Financial Times rilancia prospettive di strategie europee ‘motu proprio’ ma il suo “Rapporto sul futuro della competitività europea” non è stato finora adeguatamente valorizzato per un indirizzo comune coeso sul piano politico ed economico. E non si dica … “verrà il momento”: il tempo della Storia è sempre attualizzato tra passato, presente e futuro a condizione che ci siano visione e lungimiranza nelle azioni dei Governi e delle istituzioni rappresentative. Forse Trump conta di giocare più partite su tavoli separati ma l’Europa ha il pieno diritto di far sentire la propria voce e mettere sul piatto le proprie ragioni.



@Foto ANSA/Sir

FRANCESCO PROVINCIALI 17 feb 2025 16:52