La montagna: consigli utili
“Io credetti e credo la lotta con l’Alpe utile come il lavoro, nobile come un’arte, bella come una fede”. La citazione è di Guido Rey e, poiché è riportata sulla tessera di socio del Club Alpino Italiano, l’ho sempre ricordata a memoria. Le parole del nipote di Quintino Sella, il fondatore del nobile sodalizio, mi sono tornate alla mente leggendo le molte, talvolta curiose, talaltra preoccupanti, interviste e posizioni sulle nostre montagne e sul turismo che le invade (soprattutto dove si può accedere con impianti di risalita). Una prima considerazione riguarda il turismo in generale, profondamente diverso dall’epoca eroica delle prime conquiste alpinistiche. Allora era privilegio di pochissimi potersi spostare e poter dedicare risorse a quelle imprese e alle vacanze in generale. Il diritto alla mobilità, alle ferie, al riposo e all’accesso alle bellezze della natura sono conquiste irrinunciabili. Nondimeno, l’affrancamento delle popolazioni montane dalla durissima vita lavorativa, grazie alla conversione turistico-ricettiva di parte dell’economia locale è pure un fatto positivo. Tra l’altro, il benessere economico è una delle condizioni per la salvaguardia del territorio. Dunque cosa non funziona? Innanzitutto il fatto che i diritti, una volta diffusi, faticano ad essere governati. Quando ci troviamo in coda per la cabinovia, chi sono i vacanzieri di troppo che dovevano stare a casa?
Gli Enti locali delle aree montane investono molte risorse sulla promozione turistica dei loro territori, in Italia e all’estero. Dunque perché stupirsi se il messaggio arriva e funziona? Non dobbiamo invocare un ritorno ad un turismo elitario, selezionato attraverso il costo dei servizi (come sta avvenendo sulle nostre coste). Ci soccorre ancora Guido Rey: “La montagna è fatta per tutti: per coloro che desiderano riposo nella quiete, come per coloro che cercano nella fatica un riposo ancora più forte”. Non ho l’ambizione di risposte certe, ma un paio di suggerimenti, non molto diversi da quelli con sui si dovrebbe gestire la mobilità e l’accessibilità alle aree urbane, non solo a fini turistici. Governare il traffico automobilistico. Gli ecosistemi naturali (così come i centri storici) soffrono l’invasione delle auto, oggetti estranei: non consentirne o contingentarne l’accesso in determinate aree (fatte salve le esigenze delle persone a mobilità ridotta) seleziona i fruitori. Soprattutto però, educare all’uso consapevole e preparato della montagna, che è un’arte! E non si attribuisca il problema del sovraffollamento al riconoscimento delle Dolomiti quale sito Unesco. Quel riconoscimento deve indurre politiche tese a tutelare un patrimonio per le future generazioni, come fanno i Parchi, che vanno ben gestiti, con risorse adeguate e non ridotti nella loro estensione.