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di LUCIANO ZANARDINI 11 mar 2016 00:00

La torta dell'azzardo

Quando ci accorgeremo dell'emergenza sociale, sarà troppo tardi

È tutto un azzardo. Giochi online, scommesse e macchinette mangia soldi mettono in ginocchio il Paese. Da una parte lo Stato ringrazia, perché rappresenta il 4/5% del Prodotto interno lordo (il fatturato dell’azzardo vale 84,5 miliardi), dall’altra si adopera per “recuperare” i giocatori patologici investendo risorse e tempo. Questione di coerenza. A questo si aggiunge anche il tema delle infiltrazioni della criminalità come si evince dalla Relazione della Direzione Nazionale Antimafia presentata pochi giorni fa in Parlamento: “La gestione criminale del gioco on-line si muove nel solco tracciato dall’analoga gestione della distribuzione delle macchine utilizzate per il videopoker”. Eh sì, la torta dell’azzardo piace proprio a tutti anche alle televisioni e ai quotidiani che campano sui proventi pubblicitari del gioco salvo poi, ogni tanto, ricordarsi dell’emergenza sociale. Questione anche qui di coerenza.

Secondo alcuni osservatori, il gioco d’azzardo è la quinta industria italiana ma rappresenta anche la prima causa di indebitamento per le famiglie. Con un Manifesto quattro Regioni (Lombardia, Liguria, Veneto e Basilicata) si sono impegnate a presentare in sede di Conferenza unificata Stato, Regioni ed Enti locali, le posizioni condivise in tema di regolamentazione del gioco d’azzardo. Tra le azioni contro la ludopatia vi sono l'introduzione di distanze minime delle slot da luoghi “sensibili” (scuole, chiese e altri), limiti alle pubblicità dei giochi d'azzardo, autorizzazioni comunali per l'esercizio del gioco pubblico, sanzioni efficaci, un sistema di incentivi, anche fiscali, per ridurre le macchinette da gioco e l'obbligo per i giocatori di usare la tessera sanitaria per accedere ai giochi online.

Resta il fatto che un minimo di consapevolezza sarebbe richiesta anche alle comunità cristiane che fingono di non vedere il problema. Capisco che non si possa arrivare ovunque, ma almeno interrogarsi sul problema sarebbe già un buon punto di partenza. Anche perché non di rado capita di vedere anche persone (baristi, tabaccai...) che gravitano attorno alle parrocchie trarne un cospicuo guadagno. E qui ritorna il tema della coerenza…
LUCIANO ZANARDINI 11 mar 2016 00:00